GOGLIO BATTISTA TITALA (SPARTACO 1°)

Nacque ad Alpette, il 6 giugno 1894, da una famiglia contadina. Fin da giovane si fece promotore della nascita delle leghe dei Magni, di circoli ricreativi e di cooperative ad Alpette e nel Canavese.
Nel 1920 si trovava a Torino quando fece parte delle Guardie Rosse che occuparonole fabbriche e divenne guardia de "L'Ordine Nuovo" (il quotidiano del P.C.I.). Fu uno dei protagonisti della costruzione della Cooperativa ad Alpette ngli anni precedenti la prima guerra mondiale.
Nel 1922, con l'avvento del fascismo, la cooperativas venne bruciata; un primo tentativo era stato respinto dai soci, tra cui lo stesso Titala, schieratisi davanti al fabbricato. Successivamente i fascisti, approfittando di un giorno feriale, giorno in cui la maggior parte dei soci era al lavoro, salitono in buon numero da Pont e Cuorgnè e riuscirono ad incendiare la Cooperativa. Titala ed alcuni altri fuggirono dal tetto, ma furono pronti ad organizzare un'imboscata in località Fara;  aspettarono i fascisti che scendevano verso Cuorgnè con i camions e li presero a fucilate. Costoro, furibondi per essere stati beffati, giunti a Cuorgnè, picchiarono alcune persone che si trovavano presso la "Società Operaia" e ne uccisero una. Titala, di fronte ai relitti fumanti della Cooperativa, pronunciò una frase diventata storica: "VOI FASCISTI BRUCIATE LE CASE, MA L'IDEALE E' COME LA PIETRA E LA PIETRA NON BRUCIA".
Il fabbricato fu ricostruito, ma in seguito la Cooperativa si dovette sciogliere, e la stessa sorte subì la vecchia Associazione dei Ramai, in conseguenza delle leggi fasciste.
Titala fu per molto tempo uno dei maggiori dirigenti del P.C.I. nel Canavese e per questo motivo fu perseguitato e, come altri compagni di Alpette, non riuscì più a trovare un lavoro stabile e dovette adattarsi a cambiare spesso mestiere.
Un primo risultato della sua attività politica fu che i fascisti, ad Alpette, non trovarono nessuno che volesse assumere la carica di podestà, tanto che fino al 1934, ne venne inviato uno da un altro paese. Titala trovò poi lavoro a Torino, in piccole officine. Abitava in una soffitta in corso Giulio Cesare, un grande isolato di case confinanti con i corsi Napoli, Emilia e Vercelli, con più portoni di uscita, cosicchè quando i fascisti venivano per prelevarlo egli o fuggiva per i tetti o per una delle numerose uscite non controllate. Trascorse anche un certo periodo in carcere e conobbe il confino. Nel periodo compreso tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943 si trovava ad Alpette doe svolgeva il servizio di noleggio.
Il 12 settembre organizzò una prima riunione ad Alpette su un prato, con alcuni antifascisti di Alpette e del Canavese  e con i primi militari sbandati. Con le poche armi nascoste nel 1922, si andò al recupero di altre, dapprima presso la Caserma di Cuorgnè e poi presso la polveriera di Lombardore. Nel frattempo radunò gli sbandati dell'esercito italiano, andò a Locana, dove erano concentrati ex prigionieri jugoslavi, inglesi, ecc.  e li convinse a fuggire. Nacquero così le prime Brigate Partigiane. Si formò un gruppo chiamato Aquila, che operò immediatamente in pianura con Ratulin e Tardon il Diavolo Nero, fra Feletto,  San Benigno, Cuorgnè e che aveva  il compito di mantenere i contatti soprattutto con Feletto che divenne un centro di arruolamento nelle Formazioni Partigiane.
La guerriglia iniziò con assalti a Caserme dei Carabinieri e a polveriere. Titala fu ancora arrestato nei primi giorni del novembre 1943. Trascorse settanta giorni nel carcere di Ivrea, dal quale riuscì poi ad  evadere  con documenti falsi, procuratiglidai parenti. Ritornò in libertà nel febbraio 1944, nello stesso giorno riprese il comando dei partigiani. Organizzò innumerevoli azioni di sabotaggioe intraprese importanti contatti politici. Intanto, molti giovani che non avevano aderito alla chiamata della Repubblica di Salò andavano ad ingrossare le file dei partigiani: si formarono così le Brigate. Anche ad Alpette le adesioni furono numerose tanto che si diede vita ad un'altra Brigata, distaccando un gruppo che operava in pianura, comandato da Trione Giuseppe (Spartaco 2°). Titala era un Comandante giusto e generoso.  Molto severo con i compagni, ma mai crudele, nei processi, con le spie  con i traditori. Quando si doveva decidere per una fucilazione,  non votava mai a favore, e tentava di convincere gli altri alle sue idee; in genere preferiva dare due schiaffi piuttosto che comminare altri tipi di punizione.
Voglio citare un episodio accaduto a me e ad un gruppo di partigiani: "Nel festeggiare il 1° Maggio 1944, a notte inoltrata, l'euforia ed un bicchiere di vino in più, ci portarono a commettere un'imprudenza. Il  giorno successivo Titala, saputo il fatto, ci punì; ma per quelli   del  suo partito la punizione fu più dura: ci legò ad un palo per un'intera giornata!". Titala possedeva una forte coscienza politica ed una grande capacità organizzativa e strategica. Con pervicacia condusse, per mesi e mesi, un lavoro di contatti che portò i  suoi frutti. Alla fine di maggio del'44, un gruppo di soldati cecoslovacchi, di stanza a Bardonetto, passò con i partigiani: 21 uomini con tutto l'armamento. Ai primi di luglio, dopo numerosi contatti avuti anche clandestinamente a Torino e dopo un finto assalto e sparatoria alla Caserma dell'Aviazione di Altessano, 33 avieri con il loro tenente, 3 camions carichi di armi (fucili e mitragliatrici) e munizioni, viveri e sigarette, fuggirono con i partigiani e si arruolarono nella formazione di Titala.
Per Titala la Battaglia di Ceresole Reale fu l'ultima. Iniziata il 29 luglio fra Valperga e Cuorgnè, terminò l'11 agosto con la sua morte in combattimento. Fu una battaglia che egli condusse con bravura e capacità, al comando di circa 400 partigiani contro migliaia di fascisti e tedeschi: li affrontò prima a Cuorgnè, poi a Formiero e ad Alpette,  al Trione e a Noasca ed infine a Ceresole ed inflisse loro gravi perdite. Lo ricordo quando, durante i primi giorni, nelle postazioni di Ceresole ci fece posizionare enormi massi lungo i pendii più ripidi e strategici che servirono poi negli ultimi deu giorni della battaglia: li facemmo rotolare contro i nemici, ostacolandone l'avanzata e sopperendo così alle scarse munizioni che ci erano rimaste. Il giorno 11, per mancanza di munizioni e di viveri, Titala aveva predisposto il ritiro non appena si fosse fatta notte. Ma mentre, appostato dietro una roccia, dirigeva le operazioni e di tanto in tanto scrutava con l'unico binocolo in possesso i movimenti del nemico e teneva la posizione a colpi di fucile, una raffica di mitraglia con pallottole esplosive lo colpì in piena fronte.
La sua morte lasciò in noi un grande vuoto; per colmarlo occorsero molti mesi e si riuscì solo continuando la lotta.
Renato Bazzarone (Bill)

Dall'elenco ufficiale dei Decorati di Medaglia d'Argento al V.M.:
Goglio Battista fu Battista e fu Albretta Antonia, da Alpette (Torino), classe 1894, partigiano combattente (alla memoria).
Civile e senza obblighi militari, si guadagnava i galloni di comandante per l'attività di combattente iniziata sin dall'ottobre 1943. Durante una manovra di ripiegamento sotto la pressione di forze soverchianti, assumeva personalmente il comando dell'ultima retroguardia e, nel generoso tentativo di guadagnare il tempo necessario alla manovra, con un attacco, cadeva sul campo.  Esempio di generoso sacrificio e di profonda valutazione del dovere di comandante.
Canavese, 10 settembre 1943 - 11 agosto 1944.

 

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