4/8 gennaio 1944 | Dal 4 all'8 gennaio i rastrellamenti si spostano verso la Valle di Lanzo con una poderosa offensiva. Le forze partigiane benché male armate e con un numero di uomini non sufficientemente addestrati, contrastano l'attaccante con combattimenti e scontri in varie località. |
6 gennaio 1944 | Un distaccamento partigiano
attacca due camion di « SS » tedesche infliggendo al nemico la perdita
di alcuni uomini e costringendo gli altri alla fuga. Purtroppo cade in
combattimento il garibaldino Menna Francesco di anni 22 da Salerno. Dopo poche ore i nemici ritornano a Traves con rinforzi: sono militi delle Brigate Nere con nazisti. Nel rastrellamento catturano Vottero Prina Giacomo, di anni 61 e i figli Guido, di anni 28 e Giulio, di anni 18; Pocchiola Giuseppe, da Traves; Boschiassi Vin¬cenzo e Cravero Carlo da Caselle. Il comandante Rigola viene inseguito, ferito ma sfugge alla cattura. Dopo averli seviziati rendendoli quasi írriconoscibili, li fucilano verso le ore 18 sulla strada che da Traves bassa conduce a Pessinetto. Alla donna cui hanno ucciso il marito e i due figli incendiano la casa. Altre case vengono saccheggiate e incendiate. Poi catturano ancora Pocchiola Ignazio, di anni 61, deportandolo a Mauthausen. dove morirà l'8 settembre. Nel frattempo una squadra della 19' Brigata con il comandante «Rolandino» in missione si scontra con truppe nemiche e sostiene un furioso attacco. Il garibaldino Barberis Carlo, di anni 22, da Borgaro non riesce a sottrarsi all'accerchiamento, viene catturato ferito e trucidato presso il ponte di Germagnano. All'indomani fucilano a Ciriè il garibaldino Messina Gaetano, di anni 18, da Torino, catturato in rastrellamento. |
13 gennaio 1944 | Parte da Torino un convoglio destinato a Mauthausen con 50 deportati. Inizia il campionato di calcio della I zona, limitato a Piemonte e Liguria, vi partecipano con Torino e Juventus, altre 7 squadre. |
18 gennaio 1944 | I nazifascisti ritornano a Traves
e vengono nuovamente attaccati subendo la perdita di trenta uomini. Per
rappresaglia uccidono il civile Sartoris Nícolao. Dopo sparatorie e
saccheggi incendiano tutte le case distruggendo quasi completamente il
piccolo paese per punire la gente che aveva dato aiuto ai partigiani.
Lo stesso giorno si svolgono accaniti combattimenti a Roc Bertone
e più volte i nazisti vengono respinti, ma di fronte alle preponderanti
forze i garibaldini sono costretti a ripiegare. Il garibaldino Villata
Giovanni in un posto avanzato da lui scelto, ricevuto l'ordine di
ripiegamento, si attarda per permettere ai compagni di raggiungere con
più sicurezza una nuova posizione. Durante quest'azione personale viene
colpito a morte. Nello stesso combattimento il garibaldino Morando Ruggero rìmasto ferito resta al suo posto continuando a combattere e non potendo essere trasportato incita i compagni a porsi in salvo. Rifugiatosi poi in una baíta viene sorpreso e bruciato vivo. Mezzenile, i tedeschi incendiano e saccheggiano le abitazioni. A Valperga muore Sormani Italo Michele di anni 34, celibe, funzionario d'assicurazione, nato a Leggiuno Sangiano (Varese). Viene ucciso con un colpo di pistola al ventre mentre percorre in bicicletta la provinciale Salassa - Valperga, nei pressi del passaggio a livello. Non si conoscono le motivazioni di questa esecuzione, né chi l'abbia eseguita. |
24 gennaio 1944 | Torino, cinque detenuti politici sono uccisi in via Sacchi per rappresaglia. |
febbraio 1944 | In febbraio i rastrellamenti sì spostano verso la Valle di Aosta, sulla Serra di Ivrea e in Valle dell'Elvo. La mattina dell'8 i nazifascisti effettuano un rastrellamento in regione Vernej attaccando con più di mille unità quaranta partigiani che, malgrado le poche armi, riescono ad infliggere alcune perdite al nemico e a sfuggire dopo scontri frammentari. Il rastrellamento dura parecchi giorni e costringe le forze partigiane a continui spostamenti e all'occultamento nella neve. |
11 febbraio 1944 | Militi della Guardia Nazionale Repubblicana compiono un rastrellamento a San Maurizio Canavese e prelevano il segretario comunale Savarro Carlo, dì anni 47, il gerente del Bar della Stazione, Berta Guido, di anni 42 e il postino Zoldan Giovanni, di anni 51 e pretendono notizie sui ribelli. Al loro rifiuto li uccidono. |
18 febbraio 1944 | Parte da Torino un altro convoglio, destinato a Mauthausen, con 122 deportati. |
20 febbraio 1944 24 febbraio 1944
26 febbraio 1944 |
Una puntata fascista
investe la zona di Caluso dove fucilano il partigiano Moretto Pietro. Il 24 ritornano a Castellamonte per un altro rastrellamento. Una pattuglia in perlustrazione alla fra¬zione Campo ferisce il partigiano Gorbella Giovanni, di anni 19 del Gruppo « Sale »; morirà alcuni giorni dopo. Il 26 in uno scontro a fuoco muore il garibaldino Bollino Luigì, di
anni 19. |
1/2 marzo 1944 | Nelle fabbriche torinesi e del nord Italia inizia uno sciopero generale
che durerà una settimana. Unazione di sabotaggio blocca il trenino Rivoli-Torino.
Anche a Giaveno e Coazze, con posti di blocco, i partigiani impediscono il trasferimento
dei pendolari verso la pianura. Nelle valli di Lanzo si sviluppa una vasta azione di
propaganda con comizi e volantinaggi. Il 2 marzo è sospeso il servizio ferroviario
Torino-Ceres. Scioperi si registrano anche in provincia: a Rivoli e nelle fabbriche della
Valle Sangone lattività è bloccata per quattro giorni. Druento, viene ucciso dai partigiani il pugile Michele Bonaglia, militante del Pfr. Il 2 marzo
giunge a Cuorgné proveniente da Aosta un battaglione di camicie nere
della Guardia Nazionale Repubblicana, al comando del console della
Milizia cap. Tancredi e del ten. Porcù. Subito
mettono in atto persecuzioni contro i familiari dei partigiani
sottoponendoli ad interrogatori e minacce. Tengono il paese sotto
l'incubo di dure rappresaglie. Lo stesso giorno
dell'arrivo, nel pomeriggio, iniziano un rastrellamento a Pont piazzando
mitragliatrici alla periferia e al centro. Catturano alla stazione due
partigiani ex ufficiali dell'Esercito che fanno parte del Gruppo che si
trova a Ribordone. Arrestano anche parecchi civili.
Il piccolo Gruppo di Pont, che fa capo al cap. Mario Roscio e a
suo fratello Edoardo, consistente in una ventina di uomini con esiguo
armamento, sfugge alla cattura rifugiandosi al Castellazzo.
Nella notte dal 2 al 3 i fascisti si dirigono a Sparone guidati
da un milite della Guardia Forestale, che era stato fermato alcuni
giorni prima dai partigiani e, dopo un interrogatorio era stato
rilasciato. All'alba i militi della G.N.R.
spingendo avanti alcuni civili di Sparone, si avviano a Ribordone alla
ricerca dei ribelli. Il Gruppo che si trova al Santuario di Prascundù è
in via di organizzazione ed è composto da una trentina di uomini, in
maggioranza disarmati, che hanno il compito di sorvegliare alcuni
depositi. |
3 marzo 1944
4 marzo 1944 |
Un gruppo di partigiani a Nole
si scontra con automezzi carichi di truppe
tedesche provenienti da Torino che iniziano a sparare. Ne nasce un
violento combattimento, i partigiani passano al contrattacco per tre
volte. Cadono colpiti a morte il comandante «Girardi» (Cap. Elio
Broganelli), di anni 30, da Jesí e i garibaldini Carpegna Dario, di anni
25 da Torino, Tassera Marcello di anni 32 da
Pessinetto; altri sette rimangono feriti. Anche i nazisti subiscono
perdite. I feriti in modo più grave vengono portati in salvo e
ricoverati all'ospedale di Lanzo. Il paese nel
frattempo è invaso da un enorme contingente di truppe che si accinge a
rastrellare tutta la zona. Su delazione i nemici giungono all'ospedale
ed intimano ad un dottore di indicare i ribelli, ma egli si rifiuta. Si
rivolgono allora alla suora superiora con la promessa che non sarebbe
accaduto nulla ai feriti. La suora ne indica quattro senza accennare a
Capriolo che assiste impotente alla cattura dei compagni. Iniziano le prime angherie dei fascisti della Repubblica di Salò. Ai Trucchi, militi repubblicani svaligiano tre case: quella di Cima Pietro che denuncia al Podestà di essere stato derubato di una catenella d'oro, di un anello d'oro, della vera matrimoniale, di una spilla, di un paio di orecchini ed altro; la casa di Capron Maria vedova Bellino, la quale denuncia un lungo elenco di oggetti asportati per un valore di oltre 12.500 Lire; stessa sorte tocca alla casa di Bellino Agnese in Orso, la quale denuncia di essere stata derubata di oggetti per un valore di oltre 12.000 Lire. |
5 marzo 1944 |
Scade il termine di presentazione ai distretti militari
dei giovani delle classi 1924/1925. Pochissimi obbediscono al bando, la maggior parte
raggiunge le formazioni partigiane. Valli di Lanzo, i tedeschi reagiscono alle agitazioni dei giorni precedenti con incursioni nei comuni di Monasterolo, Coassolo, Mezzenile, Pessinetto. A Coassolo uccidono i garibaldini: Berta Giacomo di anni 43 in località Grata; Corziatto Giovanni di anni 29 in regione Banche; Savant Aleina Giovanni di anni 28 sulla strada per Coassolo e la civile Calza Maddalena mentre lavorava sul proprio campo. Il primo scontro a fuoco e Valperga ha il primo caduto partigiano. Un reparto di camicie nere della G.N.R.(Guardia Nazionale Repubblicana) si scontra con una squadra d'azione del "Diavolo Nero". Nella sparatoria perde la vita, in Via Verdi, il partigiano Gianni Micheletto di anni 22, di Feletto, e rimane ferito il leggendario "Diavolo Nero" che riesce comunque a sfuggire alla cattura ponendosi in salvo con i compagni, dopo aver recuperato le armi del compagno caduto e quelle di tre fascisti rimasti sul terreno. Il "Diavolo Nero" (Mario Costa) è uno dei primi organizzatori, assieme a "Bellandy" (il tenente degli alpini Luigi Viano) di una banda armata che ha la prima base a Feletto, base che sarà poi trasferita a Piandane.(Piandane diventerà una base storica della "Gielle") Questa banda armata sarà l'ossatura della futura VI Divisione "G.L.". Il "Diavolo Nero" è una leggenda. Egli infatti percorre il Canavese con un motofurgoncino militare, facendosi beffe dei fascisti, compiendo azioni spericolate e seminando il panico nelle loro file. Il "Diavolo Nero" verrà ucciso a Torino in un'imboscata tesagli da camicie nere della G.N.R.. L'imboscata avvenne a seguito delazione di una spia che lo aveva riconosciuto. Pare che questa spia fosse di Valperga e che per questa delazione sia stata giustiziata dai partigiani. Il
rastrellamento in zona Cudine e Corio dove cadono
il giorno 5 i garibaldini Arbezzano Nicolino, di anni 19 da Mathí,
Chíaddò Caponet Pietro di anni 22; Vietti Domenico, di anni 39 e
all'indomani Salot Giovanni, di anni 42, tutti della 18a Brigata e i
civili Chiadò Fiorío Tin Antonio e Papurello Frer Michele. |
6 marzo 1944 | Rriprendono i rastrellamenti con puntate in Valle Sacra.
Truppe si dirigono a Sale Castelnuovo (Castelnuovo Nigra) dove vi è la
base di « Piero Rossi » e « Aldo Lenzi ». Il Gruppo, che è stato diviso
in piccole squadre, di cui alcune sono in pianura, si trova con
effettivi ridotti e poche armi. Accettare il combattimento in queste
condizioni significa la perdita quasi certa degli uomini e il rischio
che il paese venga incendiato per rappresaglia. Prima che avvenga
l'accerchiamento le squadre si sganciano portandosi in alto verso
i monti. Rimangono sul posto, occultati in una casa e disarmati,
i partigiani Colzani Livio (Livio), da Seregno e Berone Flavio (Flavío),
di anni 19, da Rivarolo, che convalescente da un intervento operatorio
non è in grado di muoversi. «Livío» è rimasto con
lui per poterlo aiutare e con la speranza di portarlo in salvo quando
giun 'aerà la notte, se le truppe allenteranno la sorveglianza.
Su delazione « Livio » e « Flavio » vengono
catturati. Vengono fucilati contro il muro della chiesa. Durante un'imboscata ad un autocarro tedesco nei pressi della frazione Bettolino (Baldissero Canavese) il 6 marzo, resta ucciso il partigiano Binando Giuseppe, di anni 20, da San Giorgio Canavese, appartenente al Gruppo « Sale », futura « III Matteotti ». |
7 marzo 1944 | Il 7, due colonne corazzate appoggiate da artiglieria e aerei Stukas e Cicogna muovono verso le valli con una forza complessiva di tremila unità. Le forze partigiane che assommano a circa cinquecento uomini, ma di cui quasi la metà sono disarmati e la maggior parte giovani non sufficientemente addestrati, affrontano coraggiosamente il nemico. Combattimenti e scontri divampano ovunque. A Pessinetto gli aerei mitragliano il paese incendiando parecchie case. Eroica la Resistenza a Mezzenile dove i nazifascisti sono più volte respinti. Spezzata la prima linea avanzano con circospezione e trovano sul suo percorso a Bogliano una mitraglia su cui sta appoggiato il garibaldino « Morgan » (comandante Tavanti Enzo) che, dopo cinque ore dì fuoco in postazione avanzata ha protetto da solo il ripiegamento dei compagni. Il corpo è crivellato di colpi e schegge; il comandante tedesco ammirato di tale comportamento, ordina di presentare le armi al Caduto. |
10 marzo 1944
12 marzo 1944 |
Militi della Guardia Nazionale
Repubblicana effettuano rastrellamenti in Valle Sacra e a Pont Canavese.
Alla frazione Filia di Castellamonte catturano due partigiani e
dopo percosse e sevizie li traducono alle Carceri Nuove di Torino.
A Pont, dopo una notte di torture alla caserma dei carabinieri,
fucilano fuori al Cimitero i partigiani Configliacco Bausano Giovanni,
di anni 19, da Pont e Garlero Vittorio, da Trino Vercellese.
Due garibaldini mentre si recano in missione su una motocicletta si scontrano con una pattuglia nemica presso Rivarolo. Nella sparatoria riescono a colpire due repubblichini, ma restano a loro volta feriti e vengono catturati. Tradotti a Torino, Salato Giovanni, di anni 22, da Busano muore il giorno 16 in seguito alle gravi ferite. Il suo compagno Igonetti Giuseppe, di anni 22, anche lui da Busano verrà fucilato il 2 aprile in via Morghen a Torino con i partigiani: Binelli Domenico, Calligaris Angelico, Cane Domenico e Conti Ferdinando. |
15 marzo 1944 | Altri combattimentí infuriano ai monti di Mezzenile, fra
Bogliano e Pugnetto, e nell'alta Valle d'Ala, in Val Grande e di Viù. Dal versante di Mecca i fascisti vengono più volte respinti. Il Gruppo «Etna» al comando del Ten. Rallo (Conti), formato da una trentina di uomini, appostato sulla cima sopra Chiaves, viene mitragliato dagli aerei tedeschi che sorvolano a bassa quota ed è costretto a ritirarsi verso il monte Garnè e successivamente verso il Ciucrin al Sasso del Gallo. I nemici seguono le piste sulla neve e iniziano a sparare con le mitraglie verso il Sasso del Gallo ferendo molti partigiani. Il Gruppo cerca rifugio nelle baite disabitate, ma il freddo e la fame si fanno presto sentire. Una squadra scende a Vtú, frazione di Cantoira, per cercare un po' di cibo e apprende che tutta la valle è invasa. Anche Ceres è in pieno rastrellamento. Pattuglie percorrono strade e sentieri spingendosi fino ai più lontani « ciaplè », bruciando casolari e prelevando ostaggi. Catturano quattro garibaldini del XI Brigata; quando stanno per fucilarli, uno tenta la fuga gettandosi nel fiume. Lo inseguono rafficandolo, sguinzagliando i cani sulle tracce. Battendo l'argine e ogni sentiero gli passano a pochi metri di distanza, fortunatamente senza riuscire a scoprirlo. Mentre continua spietata la caccia, i suoi compagni Prono Giuseppe, di anni 19, da Montanaro; Busso Celestino, di anni 22 e Merlo Luigi, di anni 20, entrambi da Caselle, vengono fucilati vicino al viadotto. Le forze partigiane dopo più giorni di duri combattimenti sono costrette a svallare. |
24 marzo 1944 | La 18a Bgt. « Garibaldi » accusa la perdita del partigiano Ozzello Albino, di anni 21, da San Giusto, appartenente al 60 Distaccamento, caduto in azione a Borgomasino. |
26 marzo 1944 | Il comandante « Titala » è stato
scarcerato per mancanza di prove ed è ritornato ad Alpette accolto
dall'affetto dei suoi uomini e dei valligiani. Il
Gruppo ha aumentato gli effettivi e anche qui sono cresciuti i problemi
relativi all'armamento, all'equipaggiamento e alla sussistenza. « Titala
» riprende subito i contatti con gli altri Gruppi per coordinare in
comune accordo le operazioni di requisizione ed acquisto di grano,
farina e altri generi necessari alle formazioni, in modo di non far
pesare sugli stessi paesi tutto il costo di queste operazioni. Il 26 marzo, giunge a Corio una staffetta per informarci di un pesante rastrellamento in atto a Balangero. Un centinaio di uomini della prima e seconda compagnia dell'80a Brigata si muovono. Verso le 10, raggiunta la periferia di Balangero e lasciati gli automezzi con dovuta guardia, penetrarono in paese su due colonne. Alcuni paesani li informarono sull'entità e mosse fasciste: si trattava di una cinquantina di uomini con un tenente e alcuni sottufficiali: stavano terrorizzando la popolazione, casa per casa, e avevano ordinato il rancio all'osteria Levrin. Procedendo cautamente, si avvicinarono fino a sentirne le voci. Nei pressi di Levrin stabilirono il piano di attacco: alla prima compagnia toccò di effettuare posti di blocco stradali e ferroviari nelle due direzioni Balangero-Lanzo e Balangero-Mathi, nonché l'isolamento telefonico. Quando i repubblichini si ritirarono per il rancio, attaccarono dalla parte frontale dell'edificio, sbaragliando le sentinelle, poi, mentre infuriava la sparatoria, una parte mosse all'attacco alle spalle. Il tenente e un sergente, feriti all'occhio e a un braccio, caddero a terra e i 42 militi, perso il controllo, si dettero alla fuga. Fatti prigionieri in quattro e quattr' otto, vennero caricati sui loro automezzi e portati a Corio, mentre i feriti salivano a Piano Audi, all'ospedaletto da campo. |
29 marzo 1944 | Alle ore 11,30 un violento bombardamento aereo anglo amerícano si abbatte su Torino e causa in poco più di mezz'ora duecento morti e un numero imprecisato di feriti. Gravi danni alle industrie, case incendiate e distrutte. La gente, in preda al terrore, riprende l'esodo verso i paesi di campagna e le colline in cerca di rifugio. |
31 marzo 1944 | Torino, il direttore della Gazzetta del Popolo Ather Capelli
viene ucciso in un attentato dai Gap, sotto la sua abitazione. 5 partigiani tratti dalle
carceri Nuove sono trucidati per rappresaglia sul posto. Il Comando Regionale Piemontese viene catturato al completo mentre sta per riunirsí nel Duomo di Torino. Le spie dell'O.V.R.A., con l'arresto di una persona che non ha sopportato la tortura, sono riusciti in un sol colpo a far catturare l'intero comando: sedici persone sono state arrestate. Con un processo farsa, che dura solo un giorno, il Tribunale fascista ne condanna a morte otto: i rappresentanti del Partito Comunista, Azionista e Socialista e a pene detentíve quelli del Partito Liberale e Democristiano. Nella stessa ora in cui venivano catturati i membri del C.M.R.P., in una via del centro i gappistí al comando di « Ivaldi » (G. Pesce), giustiziano it fascista Ather Capelli, direttore della « Gazzetta del Popolo », incitatore di massacri e di rastrellamenti. L'azione viene subito rivendicata dal Corpo Volontari della Libertà attraverso la stampa clandestina che è rapidamente diffusa. Mentre procede la riorganizzazione e l'addestramento degli
uominí, altre squadre operano in pianura e, fra queste, quella del «
Diavolo Nero » che non dà tregua al nemico, compiendo disarmi,
prelevamenti di spie, requisizioni e sabotaggi. Il 31 marzo mentre si
reca a Traversella, alla cava della Fiat per prelevare esplosivo, viene
individuata dal Questore di Aosta Mancinelli, che si trova per caso sul
luogo. Egli telefona al presidio della G.N.R. segnalando i partigíani e
sulla strada del ritorno scatta l'imboscata. Cadono colpiti a morte Cena
Michele di anni 20; Castelletto Giovanni Battista di anni 27, entrambi
da Feletto e Carrino Giuseppe da Nardò (Lecce). Resta nelle mani del
nemico il partigiano Audagna Anselmo, di anni 20, che verrà fucilato il
giorno dopo a Melle (Cuneo). |
1 aprile 1944 | Reparti di SS italiane alle prime
luci irruppero in Balangero in forze, al comando del famigerato cap.
Traverso e del ten. Allodi, minacciando di fare scempio della
popolazione e delle case se non fossero stati restituiti i loro camerati
catturati il 26 marzo. Avutane notizia, i partigiani tramite il parroco si dichiarano pronti a trattare, avvertendo che azioni di rappresaglia avrebbero comportato gravi ritorsioni sui prigionieri. Il corso del messaggio rimase un mistero: non venne recapitato, o il valore dato dal Traverso ai suoi camerati era ben scarso». Fu così che, raggruppata la popolazione nella piazza, nove inermi «sospetti sovversivi con provata simpatia per i banditi» (così dirà il comunicato stampa) verranno fucilati: Giacomo Bonino, Giuseppe Dal Pont, Giorgio Data, Sergio Fontanella, Battista Fornelli, Giacomo Marchetti, Giovanni Marchetti, Livio Reineri, Giovanni Verzino. Val Sangone, i partigiani, che controllano lalta valle, attaccano con successo il presidio di Cumiana catturando 32 SS italiane (appartenenti alla Milizia Armata) e due sotto-ufficiali tedeschi. Nella successiva rappresaglia vengono incendiate le case della zona dello scontro e presi in ostaggio tutti gli uomini della zona (circa 150). |
2 aprile 1944 | Torino, al Pian del Lot (colle della Maddalena) le SS fucilano 27 prigionieri prelevati dalle carceri di Ivrea e Torino. Si tratta di una rappresaglia dopo lattentato a un ufficiale tedesco avvenuto sul ponte Umberto I. |
4 aprile 1944 | All'alba le sentenze di morte dei membri
del CRP vengono eseguite al Poligono Nazionale di Tiro al
Martinetto. Cadono sotto i colpi del plotone: Perotti Giuseppe Generale
di Brigata; Balbis Franco Capitano di artiglieria (Partito d'Azione),
Bevilacqua Quinto operaio (socialista), Braccíni Paolo professore
universitario (Partito d'Azione), Giambone Eusebio tipografo
(comunista), Montano Massimo ufficiale impiegato (socialista), Giachino
Erich, ufficiale studente¬lavoratore (socialista) e Biglierí Giulio
ufficiale (Partito d'Azione). La sera del 4 aprile, una squadra al comando del « Diavolo Bianco» si reca alla caserma di Castellamonte per il prelievo di armi la cui richiesta era già stata concordata con il maresciallo, ma, assente il comandante della stazione, i carabinieri aprono il fuoco ferendo gravemente due partigiani; uno, Menegaz Daniele di anni 19, muore alcune ore dopo. La caserma viene assaltata e dopo lunga sparatoria, occupata. Vengono catturati i sei componenti che sono portati a Corio, processati e passati per le armi. La sentenza viene resa pubblica dal comando, affinché sia di monito ai carabinieri ancora in servizio e venga evitato ogni ulteriore spargimento di sangue. |
5/6 aprile 1944 | Corio Canavese, nelle frazioni Cudine e Cap i tedeschi uccidono 6 civili
fra il 5 e il 6 aprile.
Avigliana, in frazione Mortera si scontrano un gruppetto di partigiani e truppe tedesche; cinque partigiani sono uccisi e uno, ferito, viene fatto prigioniero. I partigiani della formazione Carlo Carli rispondono nei giorni seguenti a questa azione con unincursione su Valgioie, dove vengono uccisi sei tedeschi. |
7 aprile 1944 | I repubblichini prelevano dalle carceri di Torino diciotto partigiani per condurli alla fucilazione; due riescono a fuggire durante il percorso, gli altri giunti a Caluso vengono schierati sulla piazza e tenuti per tutto il giorno. Poi la popolazione e i ragazzi delle scuole sono costretti ad assistere all'esecuzione. Sotto i colpi di un plotone di militi ubriachi cadono questi martiri: Bottero Donato, Carignano Chiaffredo, Carpanese Pietro, Cavallero Emilio, Cenna Antonio, D'Atrino Mario, Finco Luigi Giay, Giuseppe Graziola, Mario Maccari, Giovanni Maccari, Romolo Petroni, Gino Porta, Aldo Srà, Guido e Carlo Verson. Il partigiano «Oscar», colpito da una pallottola che gli sfiora il cranio facendogli perdere i sensi, viene creduto morto. Appena partiti i fascisti la popolazione si accinge all'opera pietosa di comporre le salme per dar loro sepoltura e accorgendosi che è ferito lo porta in salvo. |
10 aprile 1944
12 aprile 1944 13 aprile 1944 |
Nei pressi del
Santuario di Belmonte, due militi in perlustrazione in abiti borghesi
vengono individuati e prelevati. Condotti al comando di Forno e
accertate loro gravi responsabilità sono passati
per le armi. Il giorno successivo in località Pedaggio Cuorgné un'altra
spia viene eliminata. Nel pomeriggio si stabilisce a Castellamonte un presidio di Moschettieri delle Alpi. I militi terrorizzati dalla vicinanza delle basi partigiane trasformano la cittadina in «bunker» con fortificazioni in muratura. Torino, nelle carceri Nuove muore sotto le torture Emanuele Artom. La squadra « Losna » al comando di « Walter » si imbatte in una pattuglia nei pressi di Ozegna. Nella sparatoria alcuni nemici restano feriti. |
15 aprile 1944 | Sull'autostrada Torino Milano, « Piero Piero » con sei uomini travestiti da repubblíchini fermano una macchina tedesca fingendosi alla ricerca di una spia partigiana. Mentre stanno per fare prigioniero un ufficiale, sopraggiungono altri automezzi: i partigiani aprono il fuoco uccidendo due tedeschi e riuscendo a fuggire. Nel pomeriggio l'imboscata viene ripetuta in un altro tratto dell'autostrada e porta alla cattura di due fascisti e al recupero di un automezzo. |
Nicola
Alfonso Prospero
Padre Squizzato ucciso dai suoi. |
Nella prima quindicina di aprile si verificano tragici
avvenimenti. Corre voce che il comandante del battaglione «Carlo Monzani», Nicola Alfonso Prospero, abbia iniziato trattative con i tedeschi e concluso un accordo per la creazione di una zona franca che comprende Cirié, Rivarolo, Castellamonte, Cuorgné, Forno, sotto il suo diretto controllo. La richiesta dei tedeschi è di 300 partigiani in ostaggio, ridotti poi a 160 da internarsi in un campo di concentramento a Monza. Egli otterrebbe in cambio aiuto e mezzi per opporsi alle crescenti formazioni garibaldine. La trattativa viene segnalata da alcuni dei suoi uomini al comando garíbaldino delle valli di Lanzo. Nicola Alfonso è tenuto sotto controllo da una squadra che si sposta in zona. Accertati i gravi fatti, il giorno 13 Nicola è prelevato a Corio e giustiziato per tradimento (1). In conseguenza di quanto successo molti dei suoi uomíni, disoríentati, abbandonano il Gruppo e si sbandano sulle montagne circostanti. Il comandante Maggi con altri garibaldiní li rintraccia e, ridando loro fiducia, riesce a riorganizzarli. Si procede a rinnovare il Gruppo Comando, a ristrutturare i distaccamenti e a fare il censimento di uomini e armi. In questa fase organizzatíva li coglie un'altra offensiva nemica. (1) Sul tradimento vero o falso di
Nicola Prospero Alfonso, vedi documenti G.N.R. in archivio, A.I.S.R.P. c.80B,
e alcune relazioni in archivio C.V.L. del I.S.M.L. fondo accessioni
fotocopie, filmìne 3971, 3972, 3973, 3974, dell'archivio Brigate
d'Assalto « Garibaldi », Ist. Antonio Gramsci, Roma. Padre Squizzato militava in un gruppo antifascista e fu attirato in una
trappola dai «colleghi» comunisti. Forse perché aveva deciso di smettere con la clandestinità. In seguito alla morte di Nicola Prospero e in conseguenza al fallimento del patto, i nazifascisti dopo avergli reso l'onore delle armi e partecipato ai funerali, effettuano un massiccio rastrellamento attaccando Corio. I combattimenti si svolgono fino al colle del Bandito. Nei primi scontri cade al Cudine la mattina del 15 aprile il garibaldino Siccardi Mario, di anni 23. |
21 aprile 1944 | Durante i combattimenti del giorno 21, oltre a numerosi
feriti, cadono nelle mani del nemico tredici garibaldìni. Il parroco Don
Allora riesce a salvarne uno. Cinque vengono uccisi in località Case
Vietti di Coassolo: Barbaro Serafino Aldo, di anni 22, da Catanzaro;
Ferraro Gennaro, di anni 19, da Napoli; Sartor Mario, di anni 19, da
Valle Noncello (Pordenone); Tempo Carlo, di anni 17, da Torino e
Tonello Natale, di anni 21, da Cigliano (Vc). Gli altri sette vengono fucilati a Corio: Picca Piccone Pietro, di anni 18, da Corio; Vian¬zone Pietro, di anni 18, da Torino; Rolle Pietro, di anni 19, da Ve¬naria; Pirotti Giuseppe, di anni 19, da Bolsena (Viterbo); Barbero Martino, di anni 24, da Orbassano; Petriella Innocenzo, di anni 21, da Colle Sannita (Bn) e Montesardo Fiore, di anni 21, da Alessandria. |
22 aprile 1944 | A Torino una spia telefona alla
caserma di via Asti segnalando che presso l'ufficio dell'U.D.A. in via
San Francesco da Paola si trova il capo partigiano « Diavolo Nero »
(Mario Costa). Il comandante Serloreti invia sul
posto alcuni sgherri al comando del tenente della G.N.R. Roberto Fagnola.
Quando il « Diavolo Nero » esce dai locali si trova circondato; tenta di
estrarre la pistola, ma viene immobilizzato e gravemente colpito dal
Fagnola. Soccorso dai passanti è trasportato
all'ospedale dove poco dopo giungono i fascisti
per assistere alla sua agonia. Egli morirà poche ore dopo. «Bellandy» che ha assunto il comando del gruppo, nel costituire la VI Divisione Alpina «GL», per onorarne la memoria intesterà una Brígata al nome di Mario Costa. A Valperga presso la casa di Savio Savino, in località Boggi, si tiene un'importante riunione con lo scopo di organizzare il Movimento Partigiano sotto una direzione più unitaria e compatta, onde evitare gravi inconvenienti dovuti agli eccessivi personalismi, ai frazionismi politici ecc. Alla riunione parteciperanno autorevoli esponenti della Resistenza piemontese quali: Duccio Galimberti (Ferrero), Massimo Vassallo, Gino Viano (Bellandy), il geom.Domenico Cibrario (Vienna), Ferraris, Gimmj Troglia e altri. |
24 aprile 1944 | Forze nazifasciste attaccano la
Valle di Lanzo con un serrato rastrellamento che dura fino alla prima
quindicina di maggio. L'80' Brigata che si trova
accampata presso Benale, fra Chiaves e il passo della Croce, effettua
uno spostamento prendendo posizione sopra Rocca del Gallo. Il 26 una pattuglia composta da cinque armati e da un disarmato vestito in abito borghese con il compito di segnalatore è inviata in perlustrazione a Chiaves. Giunta presso il Piano del Monte Ciucrin viene sorpresa da truppe naziste che, appostate dietro le pietraie, aprono il fuoco. Quando i garibaldini si accorgono di essere caduti in un'imboscata è ormai troppo tardi; trovandosi in posizione scoperta, due rimangono feriti. La pronta reazione fa tacere per un attimo le armi nemiche, ma la pattuglia sta per essere accerchiata. 1 feriti, due giovani di 19 anni, continuano a combattere, poi Peroglío Michelangelo fa cenno ai compagni di fuggire, cercando di coprirli con la sua arma. I partigiani inseguiti dalle raffiche riescono a raggiungere la vetta e a buttarsi in un vallone. Peroglio spara fino all'ultima cartuccia; viene sopraffatto e ucciso. Marino Mario si uccide un po' più a valle con una bomba a mano per non cadere nelle mani del nemico. I combattimenti infuriano ovunque, da Chiaves a Traves, da Mezzenile
a Ceres, a Viù. Cade nei primi scontri Canale Aldo (Bibo), di anni 21,
da Venaria e il 28 sulle alture di Ceres, Brero Domenico, di anni 19, da
Torino, dell'11 Brigata. In Valle di Viù muore
combattendo Dezani Serafino, di anni 19 e al vallone dei Tornetti il
comandante Beccuti Lorenzo, di anni 24, che benché ferito continua a
combattere finché una raffica lo abbatte. |
25 aprile 1944
26 aprile 1944
29 aprile 1944 |
Il rastrellamento si estende alla
zona di Forno Canavese. Il ritorno dei nazifascisti, dopo il terribile
eccidio del dicembre '43, è effettuato con ingenti forze e mezzi
corazzati. L'attacco inizia con l'appoggio dell'artiglieria che entra in
azione fin dall'alba. I combattimenti durano per più giorni con il
dispendio di quasi tutto il munizionamento in possesso.
I partigiani si battono con infiniti episodi di valore. Cade il
26 in frazione Gíacoletti il garíbaldino Brandi Pier Luigi, di anni 20,
da Roma; all'indomani per un tragico incidente Vidal Giacomo, di anni
23, da Forno e il 29 in località Pilonetto cadono in combattimento i
garibaldini Obert Giovanni, di anni 35, da Forno e Roasio Luigi, di anni
20, da Settimo Torinese, tutti del battaglione « Carlo Monzani ».
Lo stesso giorno il comandante Vassallo Demilsie « Massimo », di
anni 30, di ritorno da una missione si scontra con una pattuglia a
Levone e nella sparatoria resta ucciso, mentre il compagno che era con
lui sulla motocicletta riesce a fuggire. Il
Gruppo di « Massimo » si costituisce in 461 Brigata « Garibaldi »
prendendo il suo nome. Nella notte dal 29 al 30 gli aerei alleati sorvolano la montagna. La
penuria di munizioni e di armi e forse anche il disagio di dover
rinunciare ad un lancio tanto sollecitato, fa sì che vengano accesi
ugualmente i fuochi con tutti i rischi che l'operazione comporta. |
1 maggio 1944
2 maggio 1944 |
In occasione del l' maggio i partigiani, unítamente ai
Comitati clandestini che operano all'interno delle fabbriche, hanno
svolto intensa propaganda per invitare gli operai ad astenersi dal
lavoro. Si sono verificate alte astensioni a Cuorgné, Favria, Rivara,
Rivarolo. La squadra d'azione di « Spartaco II », durante la notte, ha segato i pali di legno sostenenti i fili delle linee elettriche sulla strada vecchia per Valperga, causando la mancanza della corrente, impedendo così la produzione bellica in alcune fabbriche. Partigiani di un altro Gruppo hanno effettuato sabotaggi alle linee elettriche alla frazione Feie Ronchi e alla ferrovia in località Campore. Nella mattinata, sette garibaldini al comando di « Nino il Vercellese », con un'audace azione, attaccano il presidio della Milizia Forestale e della G.N.R. alla caserma Pinelli. Ai primi spari, i militi si trincerano dentro chiudendo il portone. Quando i partigiani stanno per ritirarsi i fascisti dalla caserma iniziano a sparare ferendo un ragazzo di 17 anni, Perotti Pietro, che muore il giorno dopo all'ospedale. I militi escono dal presidio sparando e feriscono un partigiano che viene portato in salvo dai compagni. La squadra risponde al fuoco e la sparatoria dura circa mezz'ora; poi i partigiani si ritirano, ritenendo conclusa l'azione dimostrativa. Alcuni militi risultano feriti. Lo stesso giorno pattuglie di G.N.R. giungono in rastrellamento a Favria e ad Oglianico per controllare se gli operai si sono presentati al lavoro e per intimoríre la popolazione. Incappa in una di queste Boggero Natale, di anni 40, da Rivarolo, collaboratore del Gruppo di «Piero Rossi» che, per non cadere nelle mani del nemico, tenta la fuga, ma viene inseguito e ucciso. Purtroppo si chiude questa giornata con la perdita del comandante Giuseppe Rigola di anni 40, della II Div. Garibaldi, caduto in Valle di Lanzo.
Giungono a Cuorgnè reparti misti di G.N.R. e
tedeschi per rafforzare i presidi dopo l'attacco partigiano.
Sembra quasi impossibile che pochi uomini siano riusciti a
gettare il panico fra i fascisti, tanto da farli chiedere rinforzi. |
3 maggio 1944
7 maggio 1944 |
I nazifascisti incendiarono
regione Berta, riducendola a un ammasso di rovine. Scovati tre renitenti
nascosti nella cappella, fecero saltare con cariche d'esplosivo chiesetta,
campanile e casetta del cappellano: i tre giovani, portati a Lanzo,
finiranno in Germania, e solo uno si salverà. I nazifascisti distrussero coi lanciafiamme le case Soli, Benna, Tumaina, Crest, Le Mate e, a frazione Maria, quelle dei Cazut, Trucet, Ciulera, lasciando ai poveri montanari solo più gli occhi per piangere. Spintisi quindi in vaI d'Ala e anche qui trovato il vuoto, si sfogarono su tre partigiani scovati in un «crot» sopra Balme coi piedi congelati, massacrandoli con i calci dei fucili. |
8 maggio 1944 | I tedeschi abbandonano la Val di Lanzo. |
10 maggio 1944
12 maggio 1944 |
Avviene uno scontro a fuoco tra
reparti della G.N.R. e partigiani delle «Garíbaldi», «Matteotti» e
«G.L.» nei pressi di Rivarolo. Nella sparatoria alcuni militi vengono
colpiti. Quattro partigiani del Gruppo «Piero Piero» rimangono feriti,
ma riescono a sfuggire alla cattura. Cadono nelle mani del nemico i
garibaldini Remogna Leo (Aquilotto), di anni 28, da Rivarossa, della 47
a Brigata « Garibaldi », Grisoglio Giovanni, di anni 22, da Rivarolo,
della squadra d'azione e i giellisti Marasso Giorgio e Perino Aldo
Felice, di anni 20, da Torino, che vengono tradotti alle Carceri Nuove.
Prelevati il 26, verranno fucilati con altri
quaranta partigiani a Valgioie (Giaveno), per rappresaglia ad un attacco
contro truppe tedesche. Lo stesso giorno i fascisti fucilano il
giellista Cottini Renato, del Gruppo «Bellandy». All'alba scontro a San Giusto tra una squadra della volante di « Piero Piero » che transita su di un camioncino e reparti della G.NR. (battaglione « Tagliamento ») in rastrellamento nel paese. Nella sparatoria restano feriti « Piero Piero » e altri due partigiani; uno di questi ferito in modo grave viene catturato. |
14 maggio 1944 15 maggio 1944 |
San Benigno Canavese, i tedeschi arrestano per rappresaglia un centinaio
di persone. Di esse cinquanta sono deportate in Germania e 5 vi moriranno.
Attacco da parte della squadra di « Piero Piero » al treno nella. stazione di Candia nell'intento di liberare un prigioniero del suo Gruppo che doveva essere trasferito alle carceri di Torino. Il comandante « Piero », avvertito dai familiari di questo partigiano, attacca il convoglio con venticinque uomini. Il prigioniero non c'è, ma l'azione frutta la cattura di 23 repubblichini e numerose armi. Alla sera, alle ore 19, a Castellamonte i militi della G.N.R. sorprendono quattro partigiani delle «Matteotti» che per un guasto hanno dovuto fermarsi a riparare un automezzo presso un'officina. Ne segue una sparatoria nella quale tre partigiani restano uccisi. Il quarto, di cui è sconosciuto il nome, viene ferito e catturato, lo uccidono gettando il corpo in mezzo alla strada e depredandolo delle scarpe. Registriamo con tristezza la perdita di questi compagni: Arnodo Giovanni Battista, di anni 19, da Vidracco; Locatto Michele, di anni 20, da Mercenasco; Pignocco Giovanni, di anni 23, da Romano Canavese e il partigiano sconosciuto. |
16 maggio 1944
17 maggio 1944 18 maggio 1944 19 maggio 1944 |
La mattina del 16, attacchi a pattuglie nazifasciste,
scontri sulla provinciale per Torino, ímboscate ad automezzi nemici
sull'autostrada Torino Milano, fermi di treni sulla linea canavesana con
cattura di militi. Il 17, scontri alla periferia di Cuorgné. Nella sparatoria un repubblichino rimane ucciso. Torino, attentato dei Gap a una cabina Eiar: muoiono un tedesco e un
milite della Gnr. A Foglizzo truppe della « Folgore », in
rastrellamento, feriscono gravemente il garibaldino Zemo Mario, di anni
21, da Foglizzo, del Gruppo « Aquila », che muore poche ore dopo. Il
Gruppo nel costituirsi in 50' Brigata, per onorarne la meinoria,
prenderà il suo nome. |
20 maggio 1944 | La X MAS si trasferisce in Piemonte allo scopo di tenere sotto controllo i
passi alpini che, in caso di sbarco alleato sulle coste liguri o nelle regioni meridionali
della Francia, avrebbero certamente subito la pressione francese. Primo reparto a raggiungere Ivrea fu il battaglione complementi Castagnacci, seguito dal Sagittario e dal Barbarigo. A fine giugno a queste unità si aggiunsero il Fulmine, il Tarigo , lN.P., i gruppi di artiglieria e il battaglione collegamenti Freccia. La zona era piuttosto calda, perché in essa operavano numerosi reparti partigiani come confermano, fra le altre fonti, i notiziari giornalieri della Guardia Nazionale Repubblicana: Una forte aliquota della popolazione, specie delle zone montane, dimostra il suo malcontento prestando aiuto morale e materiale ai banditi che infestano la zona. Anche lazione della Federazione dei Fasci Repubblicani, limitata alle zone cittadine del capoluogo e dIvrea, è pressoché nulla nei piccoli centri, ove è praticamente impossibile mantenere lordine ( ) Le operazioni di rastrellamento, destinate a ad annullare le bande e i nuclei che infestano la periferia della città (Aosta) e del Canavese, sono iniziate ( ) |
21 maggio 1944 | Alle ore 9,30, un battaglione di
SS italiane giunto a Cuorgné, sfila per le vie in assetto di guerra.
Questa sfilata ha la parvenza di una parata per ostentare l'efficiente
armamento e le nuove uniformi. Sono infatti reparti appositamente
addestrati in Germania in funzione antiguerriglia, giunti per effettuare
i rastrellamenti allo scadere del bando. Il battaglione è al comando del
capitano Contrada e del tenente Santamaria. Alle
ore 16,45 un sottotenente si reca al centralino telefonico occupandolo e
bloccando tutte le comunicazioni. Nell'ufficio viene messo un piantone e
il servizio di guardia verrà effettuato giorno e notte. Il comando delle
SS, in collaborazione con le autorità fasciste, inizia subito una severa
indagine per scoprire le famiglie dei partigiani.
Alla periferia dei paesi e all'imbocco delle valli, appaiono le prime
scritte tedesche « Achtung Bandengefahr ». Manifesti indicano che sta
per scadere il termine di presentazione stabilito dalla Repubblica
Sociale per sbandati e renitenti e che una severa azione sarà intrapresa
per stroncare il ribellismo. Dopo le ore 24 del 25 maggio tutti coloro
che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati
per le armi mediante la fucilazione alla schiena.
Il tenente Santamaria, colpevole degli eccidi di Cumiana, dove il 3
aprile sessantaquattro civili inermí sono stati trucidati per
rappresaglia a seguito di un attacco partigiano alle forze tedesche,
gira per Cuorgné battendosi il frustino sugli stivali, minacciando
stragi di banditi e favoreggiatori. Un altro SS si vanta di averne
uccisi trentanove e cerca il ribelle «Gianni» per arrotondare al più
presto la cifra. I repubblichini, armati fino ai denti, ostentano mitra nuovi e bombe a mano con lunghi manici infilati alle cinture o negli stivali, armamento che è una vera tentazione. Se qualcuno di loro si azzarda a dirigersi verso la periferia c'è il pericolo che all'indomani manchi all'appello. Il fortunato che ne effettua la cattura o il disarmo parte con l'arma nuova per successive azioni. |
25 maggio 1944 Scadenza dell'ennesimo bando per la presentazione ai distretti.
26 maggio 1944
28 maggio 1944
30 maggio 1944 |
Scade l'ennesimo bando per la presentazione degli sbandati, ribelli e
renitenti alla leva. Dopo le minacce, i ricatti, le lusinghe, i nazifascisti
iniziano con i rastrellamenti, le fucilazioni e rivalse sulla popolazione civile e sui
parenti dei partigiani. Un manifesto del Comando Supremo Germanico "comunica" premi fino a L.5000 e chili 5 di sale per ogni segnalazione che renda possibile il sequestro di un deposito o di un rifornimento aereo di armi e di esplosivo oppure la cattura di un ribelle; fino a L.10000 e chili 10 di sale per la segnalazione di un deposito o rifornimento aereo di armi e di esplosivi oppure di un capobanda ed in altri casi particolari fino a L.1000 e 1 chilo di sale per ogni altra utile segnalazione di ribelli, armi nascoste, rifornimenti aerei, ecc. I fascisti si scatenano nella zona che da Cuorgnè va fino a Valperga, Salassa e Pertusio, arrestando centinaia di giovani che non avevano aderito ai bandi di arruolamento, molti di loro verranno deportati in Germania e non torneranno più. A Valperga in località Rivarotta viene rinvenuto, sommariamente interrato, il cadavere di Giuseppe Filiberto, di anni 49, residente a Rivarolo , podestà di Feletto e socio proprietario della fornace di Valperga. Il Filiberto era stato prelevato da quattro uomini armati e la sua esecuzione sarebbe avvenuta il giorno precedente il ritrovamento. All'alba del 28 silenziosamente Cuorgné è chiusa in cerchio. Il 28 maggio truppe
nemiche risalgono la Valle Sacra. Le formazioní che sono in fase di
organizzazione, per il forte afflusso di giovani dovuto in parte al
bando, non possono sostenere combattimenti. Opporre resistenza vorrebbe
dire l'annientamento, dato l'alto numero di disarmati, e, dopo breve
scontro, per evitare l'aggancío, si spostano più in alto e con marce
forzate si portano fino alle pendici dei monti Quinzeina e Verzel. Per
vari giorni effettuano continui spostamenti sulla neve ancora
abbondante, senza cibo e al limite delle forze. |
Tra maggio e giugno 1944 |
Il battaglione « Carlo Monzaní », che era l'originario
nucleo della Banda Soglio, si divide in due Gruppi: uno al comando di
Piero Maggi con il nome di 47a Brigata d'Assalto Garibaldí « Carlo
Monzani » e l'altro, al comando di « Moro » (Borello Claudio), viene
inquadrato nella 18a Bgt. Garibaldi « Saverio Papandrea »; a luglio
diventerà l'unità di manovra della IV Divisione.
Le due Brigate effettuano uno spostamento a Chiesanuova dove subiscono,
appena giunte, un rastrellamento unitamente alle forma¬zione matteottine
che si trovano già in zona. Le Valli di Lanzo si trovano di fatto occupate e presidiate dalle forze
partigiane. Iniziano, sotto la spinta del Cln, le prime esperienze di autogoverno; nascono
sotto forma di giornali murali, i fogli locali Scarpe rotte e Aquile
delle rocce. Val Pellice: nasce il giornale partigiano Il pioniere. Il
primo numero, ciclostilato, viene tirato in 800 copie. |
4 giugno 1944
7 giugno 1944
12 giugno 1944 |
Intere stazioni e tenenze dei
Carabinieri disertarono la Gnr, contemporaneamente a Ciriè, Caselle,
Venaria e Torino, salendo in montagna. Tra di loro Beppe Guadagno, i
brigadieri Vanni e Ivo Giambi, Aniello Arbucci e «Aldo Caramba», con un
centinaio di militi, dotati di armi e bagagli. In poco tempo si
trasformarono in nuclei di conciliatura e dell'ordine pubblico a Balme,
Ala, Ceres, Cantoira, Viù. Si costituisce ufficialmente la II divisione Garibaldi Piemonte, comandante Battista Gardoncini. La delegazione così commenta il fatto: «Le brigate 11, 19 e 20 sono dirette dal vecchio comando della Torino il quale si è costituito con nostra approvazione in comando della II divisione Piemonte. Crediamo di aver fatto bene ad approvare tale costituzione che era praticamente già in atto alla nostra visita. Si sviluppa il lavoro di direzione, aumenta l'influenza del Comando, sempre più si dirige e si controlla l'attività dei distaccamenti delle Valli. Front C.se. Il comandante Piero
Piero viene a sapere che un gruppo di repubblichini metropolitani (erano
chiamati metropolitani perché arrivavano dalla città) di guardia alla
polveriera, ogni mattina, preceduto da un autoblindo con il Tenente, va
a prendere il caffè al bar in piazza a Front, in tutta tranquillità.
Decide di piazzare gli uomini sulla strada del ritorno. Di rimpetto al
cimitero, nascosti nella boscaglia dell'adiacente collina, apposta una
decina di partigiani. Insieme ad altri suoi uomini, con un camion,
sbarra la strada che porta alla polveriera. L’autoblindo dei
metropolitani non può più passare, neanche volendo. I partigiani vedono
avanzare l'autoblindo con dietro un gruppo di metropolitani appiedati ma
in assetto di guerra, tutti ben armati con mitra belli nuovi, ma sono
colti così di sorpresa che non hanno il tempo di sparare, solo
l'autoblindo cerca di avanzare, ma il puntatore non ha ancora
dimestichezza con l'arma e spara solo qualche colpo a vuoto, senza
riuscire a colpire nessuno, nemmeno il camion.
Nello scontro si distingue in modo particolare il partigiano Giorgio
Davito poi premiato con medaglia al valore, quando cadde nella battaglia
di Ozegna. Giorgio Davito salta sulla torretta dell'autoblindo e
minaccia gli occupanti con una bomba a mano Sip, di costruzione inglese,
tra le più micidiali. L'autoblindo si fernia. accorre il comandante
Piero Piero che fa scendere gli occupanti, uno si presenta come Tenente.
Gli dice che il campo è circondato e che se non si arrendono. faranno la
fine dei militari al seguito dell'autoblindo.
Questi infatti, sono stati in parte uccisi dal fuoco partigiano piovuto
loro addosso, senza che se ne siano accorti. I partigiani sono appostati
in alto, nella posizione migliore, non sono visti e possono colpire di
sorpresa. |
15 giugno 1944 | Il generale Montagna, comandante militare repubblichino del Piemonte, in occasione della riunione dei gerarchi fascisti, tenuta a Bergamo, riferì che la situazione in Piemonte era peggiorata per la Rsi, e che le nuove chiamate alle armi erano un errore in quanto servivano solo ad aumentare le forze avversarie. Dopo aver esplicitamente affermato che i ribelli controllavano già quasi tutto il Piemonte, insistette più volte che si intervenisse immediatamente contro di loro, sottolineando che «le zone ove le bande esplicano con maggior frequenza la loro attività criminale sono le Valli di Lanzo e di Susa. Di lì si spingono fino e oltre le porte di Torino». |
16 giugno 1944 | Attacco ad un camion tedesco tra S.Maurizio e S.Anna: due uccisi e sei catturati. I tedeschi arrestano nei paesi vicini 60 ostaggi, minacciando la strage se non otterranno i loro camerati. Il giorno dopo, mediatore il parroco, i garibaldini restituiscono vivi e morti e la gente torna a casa. Ma il 19, sulla stessa strada la rivincita: camion e rimorchio, carichi di balestite, vengono catturati, liquidando gli occupanti. |
17 giugno 1944 | Prende il via a Torino un nuovo sciopero, indetto dal comitato d'agitazione del Cln, allarmato dai preparativi tedeschi per il trasferimento in Germania di macchinari e mano d'opera. La manovra non tendeva tanto, come dichiarato, a evitare i danni delle incursioni aeree, quanto alla «eliminazione delle agitazioni operaie che sarebbero diventate impossibili, se si riusciva a trasferire l'intero processo produttivo fuori dell'ambiente sociale e naturale, in modo da troncare ogni organizzazione operaia e ogni influenza esterna. |
18 giugno 1944 | A Favria, quindici partigiani impongono la sospensione del lavoro in sei stabilimenti con circa 500 operai; stessa cosa a Rivarolo con la conceria Salp e le officine meccaniche Pesio; a Venaria si bloccano la Snia Viscosa e gli stabilimenti del solfuro. |
22 giugno 1944 25 giugno 1944
|
Un plotone di cecoslovacchi svuota a Rivalmaggiore la caserma di armi, munizioni e quant'altro, passando coi partigiani di Burlando che, con loro, il 25 si impadroniscono del deposito di munizioni di San Francesco al Campo, d'intesa con la guarnigione ceca forte di 56 uomini e capitano, che sale ai monti. Stessa azione ancora a Lombardore, dove la compagnia cecoslovacca si allontana inquadrata e in assetto di guerra, con centomila colpi di fucile e casse di colpi per mitra. |
27 giugno 1944 | A San Giorgio la Volante di Piero Piero cattura senza
sparare, un mezzo militare con a bordo ufficiali tedeschi con la loro
truppa e li porta in Val Soana. A Ivrea c'è un distaccamento germanico che minaccia di mettere a ferro e fuoco il paese; iniziano le trattative per scongiurare il pericolo, da parte del dottor Bardesono e del parroco don Dante Ruffa. Viene contattato il comandante Piero Piero a Ronco Canavese; è lo stesso don Ruffa a recarsi dai partigiani, supeando il posto di blocco di Pont presidiato dai repubblichini. Dopo due giorni di trattative avviene lo scambio dei prigionieri e torna per San Giorgio un po' di pace momentanea. |
29 giugno 1944 | Torino, parte dalla stazione di Porta Nuova un convoglio di oltre settecento rastrellati provenienti soprattutto dalla val di Susa, destinati al lavoro coatto in Germania. Cuorgné 5 partigiani sono fucilati dai tedeschi in località Salo Pedaggio. |
1 luglio 1944 | San Francesco al Campo, con un'audace azione i partigiani garibaldini
penetrano nel Centro di esperienze dei tedeschi sottraendo una decina di pezzi di
artiglieria. I tedeschi iniziano pesanti attacchi in Val Susa e in Val Chisone, per aprirsi la strada verso i valichi francesi. Le azioni proseguono anche nel mese di agosto. |
2 luglio 1944 | Colle del Lys (Rubiana), in unazione di rastrellamento i tedeschi
catturano 26 partigiani; sono tutti trucidati dopo sevizie inuadite. Torino, inizia la distribuzione giornaliera di 5.000 minestre a 2 lire. |
8 luglio 1944 La battaglia di Ozegna |
Voce RSI: Nei primi giorni del luglio 1944 il guardiamarina (o ex
sottufficiale di sanità) del Sagittario, Gaetano Oneto lascia il suo reparto, assieme a
due marò, all'attendente, alla moglie ed al cane, portando con sé la cassa del
reggimento. Si mette in borghese, e va nel paese di Ozegna per prendere il treno. Qualcuno
lo vede, e la sua presenza viene segnalata alla Decima. Voce CLN (Piero Urati)
Piero Piero è all'albergo Centrale di
Pont Canavese. E passato da poco mezzogiorno
quando vede arrivare una donna anziana, una delle tante staffette delle
Formazioni Matteotti; viene a riferire che dei
marò della X Mas sono a Ozegna pronti a disertare, attendono un treno.
Il comandante Piero Piero decide prontamente di partire per
Ozegna con un'Aprilia e due camion; il camion più grande a Cuorgnè si
ferma, il Comandante ordina di far salire il maggior numero possibile di
uomini sull'altro camion e di proseguire. Giungono così in breve tempo,
via Rivarolo, a Ozegna. Il comandante Piero Piero è sull'Aprilia con tre
partigiani, lo seguono sul camion gli altri della sua Volante. All'indomani della battaglia di Ozegna, i marò minacciano di bruciare il paese. Dopo qualche giorno, un gruppo di ufficiali della X Mas inizia in Val Soana la trattativa con il comandante Piero Piero. L'obiettivo degli ufficiali è quello di riavere il tenente Gaetano Oneto per farsi restituire la cassa e i prigionieri, ma Piero Piero e i suoi partigiani non hanno visto nulla addosso a Oneto e dubitano che possa aver preso il denaro; era però un traditore perché voleva disertare e unirsi ai partigíani e per questo meritava la pena di morte. Il comandante Piero Piero intuisce anche che avrebbero potuto torturarlo per questo, quindi non vuole consegnarlo. Per concludere le interminabili trattative, Piero Piero propone di fucilare sul posto Oneto, visto che il suo destino è comunque segnato, onde evitargli almeno le torture; si prepara un plotone formato da cinque marò e da cinque partigiani della Volante. E’ Piero Piero a dare l'ordine per l'esecuzione che avviene in Val Soana il 16 luglio 1944. |
22 luglio 1944 | Torino, in risposta a un attentato partigiano, entra in vigore il divieto
di circolare in bicicletta nella cinta daziaria (sarà revocato l11 agosto).
4 partigiani sono impiccati allangolo tra corso Vinzaglio e via Cernaia, per rappresaglia dopo un attentato contro un ufficiale della Gnr. Altri due partigiani sono impiccati in corso Giulio Cesare. |
23 luglio 1944 Morte del partigiano Francesco Poletto |
In uno scontro a fuoco ad Agliè tra partigiani della 49° brigata Garibaldi e militi della Decima M.A.S. il garibaldino valperghese Francesco Poletto (Barba), di 19 anni, viene gravemente ferito. Verrà trasportato all'ospedale d'Ivrea, dove morirà. Dell'accaduto abbiamo una testimonianza di Mariuccia Ossola e di sua madre Teresa, titolari a quell'epoca dell'Albergo Sole prospiciente la zona dove avvenne lo scontro: "Una macchina di partigiani con 5 uomini a bordo stava scendendo ad Agliè proveniente da Cuceglio. Alla sua vista i militi della X MAS, che avevano le loro postazioni sotto i portici, hanno incominciato a sparare. Quei ragazzi erano proprio finiti, come si dice, in bocca al lupo. La macchina ha cercato di fare in retromarcia il tratto fino alla prima curva per nascondersi al tiro incrociato del nemico, ma uno di loro è stato colpito mortalmente, era il partigiano Poletto Francesco di Valperga. Noi, del bar, abbiamo avuto tutti i vetri rotti; presi dal panico in quell'occasione ci siamo rifugiati in cantina. Il partigiano ucciso aveva appena 19 anni. L'azione è stata d'una tale rapidità e imprevedibilità che abbiamo sulle prime stentato a capire quello che stava succedendo " |
24 luglio 1944 | Ultima incursione aerea sul centro di Torino. Alessandro Pavolini, segretario del partito Fascista Repubblicano, annuncia alla radio la nascita delle Brigate Nere, definite forze della riscossa ( ) in cui fiammeggerà, in una seconda primavera, il vecchio fuoco dello squadrismo. Pont Canavese sono assassinate madre e figlia: Candida Crosasso, 57 anni, e Olga Crosasso, 27 anni, abitanti a Ingria, in val Soana. Arrestate dai partigiani, le due donne non avevano voluto rivelare dove stava nascosto il nipote e cugino Arduino Crosasso, un ufficiale fascista, forse della Gnr. I partigiani le fucilano alle cinque e mezzo del mattino, all'ingresso del cimitero di Pont sotto gli occhi dei parroci di Ingria e di Ronco che le avevano assistite prima dell'esecuzione. |
28 luglio 1944 Furto alla conceria di Gallenca |
I
fratelli Peradotto, titolari della conceria di Gallenca, denunciano un furto compiuto
"da una banda di circa una ventina di individui armati
asportando a mezzo di
un'automobile ed un grosso camion cuoio per cinghie e articoli tecnici, senza rilasciare
nessuna ricevuta. Il furto venne eseguito nella notte dal 28 al 29 luglio 1944 svegliando
i proprietari già a letto sfondando una porta di abitazione
" |
30 luglio 1944 Combattimento di Valperga |
I
comandi delle formazioni partigiane venuti a conoscenza di colonne nemiche in marcia verso
l'alto Canavese decidono di attaccarle a Valperga. |
31 luglio 1994 |
Il giorno successivo al combattimento di Valperga, il Podestà fece affiggere dei manifestini: VALPERGHESI ! Vi invito a voler riprendere immediatamente le Vostre attività. I negozi si
riaprano immediatamente, perché la calma assoluta deve regnare in Valperga, e nessun
altro incidente deve accadere. La popolazione non deve temere nessuna deportazione, o
altre cose del genere. Dopo l'imboscata di Valperga i nazifascisti iniziano un grande rastrellamento che si estende da Rivara a Cuorgnè. A Buasca i fascisti bloccano alcuni operai che stanno uscendo dalle fabbriche, poiché e mancata l'energia elettrica, li perquisiscono e ne controllano i documenti. Incappa nel rastrellamento il partigiano Grosso Pierino di Valperga, di anni 32, della 49° "Garibaldi". Viene perquisito, nelle tasche ha il tesserino: è un garibaldino e per il nemico è un motivo sufficiente per essere messo al muro e ucciso con due colpi di pistola alla nuca. Il
31 luglio la X inizia unazione di rastrellamento nella valle dellOrco, e lo
stesso giorno il gruppo di artiglieria Colleoni perde 4 uomini in uno scontro
con i partigiani. |
2 agosto 1944 |
Ai primi di agosto 1944 oltre mille partigiani sono
imbottigliati in fondo alla Valle Soana con pochi viveri e con la
necessità di approvvigionamenti; un problema che si affronterà
organizzando un centro logistico. Il 2 agosto comincia l'avanzata
nemica in Valle Orco dove tra Noasca e Ceresole sono concentrati i
garibaldini e alcuni nuclei delle GL. |
1944 |
Agosto 1944 Arresti di civili da parte della X |
Con
l'occupazione di Cuorgnè da parte della X MAS, iniziano le rappresaglie nelle famiglie
dei partigiani. I familiari dei giovani datisi alla macchia sono in gran parte
imprigionati nella caserma Pinelli di Cuorgnè, fra loro numerosi valperghesi.
|
4
agosto 1944 |
I partigiani con un atto di sabotaggio interrompono le linee telefoniche. I tedeschi, per rappresaglia, prelevano undici uomini quali ostaggi e li portano nella caserma di Cuorgnè. Il giorno successivo 2 ostaggi sono rilasciati, viene convocato in caserma il Podestà e viene trattenuto come ostaggio. Non sappiamo quando siano stati rilasciati. Il giorno 9 agosto, il segretario comunale invia una lettera al Capo della Provincia per perorare il rilascio del Podestà: A
S. Ecc.za Bruno Stefanini Vi
comunico, per l'interessamento del caso, che domenica sera è stato prelevato il Podestà
Bargero rag.Remigio dalle Forze Armate Repubblicane di presidio a Cuorgnè. 12 agosto il Podestà è ancora trattenuto in caserma, perché in quella data invia anch'egli una supplica al Capo della Provincia:
Mi permetto farVi osservare che così facendo tutti i Podestà della zona dovrebbero
essere fermati, essendo tutti senza forze armate e di P.S.
|
10 agosto 1944 | Il 10 agosto, nel quadro delle operazioni intese a preparare le prime operazioni antipartigiane, Pavolini incontrò a Torino i federali che avevano costituito reparti di Brigate Nere. Secondo quanto raccontato dal Federale di Brescia Antonio Melega, il segretario del partito aveva ricevuto da Mussolini, proprio in quei giorni, anche lincarico di contattare il comandante Borghese per sondarne le intenzioni in caso di sconfitta tedesca, eventualità che appariva ogni giorno sempre più probabile. |
11 agosto 1944 | Pavolini, assieme al Federale di Torino Giuseppe Solaro, al vice federale
Lorenzo Tealdy e allo stesso Melega, raggiunse Cuorgné, incontrando il capitano di
corvetta Beniamino Fumai, comandante del battaglione Sagittario.
Questultimo informò i visitatori che Borghese si trovava dalle parti di Ceresole
Reale, e dopo il rancio offrì loro la guida di un militare per raggiungere più
facilmente la località. Dopo aver parlato con il comandante della X e aver assistito a qualche breve scambio di fucilate fra le truppe della R.S.I. e i partigiani, Pavolini decise di avanzare lungo la strada stretta e piena di tornanti che porta a Ceresole Reale. Lintenzione era con tutta probabilità quella di verificare le condizioni della zona e le difficoltà operative in vista dellimpiego della Prima Brigata Nera Mobile del colonnello Gori, con base a Sandigliano, ma il federale Melega si oppose alliniziativa, perché temeva che i partigiani fossero ancora in zona. Dopo una breve discussione Pavolini riprese però la marcia, senza curarsi delle proteste degli uomini che gli stavano intorno. La decisione fu tuttaltro che felice, perché in effetti i partigiani erano numerosi e determinati: nella zona si trovavano la IV divisione Garibaldi (5 brigate al comando dellex sergente degli alpini Giovanni Picat Re, nome di battaglia Perotti), la brigata di manovra Spartaco II, i distaccamenti di Giustizia e Libertà Piero Franceschini e Paolo Braccini (comandati rispettivamente da Roberto Genesi e dal tenente Cassioli) con un totale di 60 uomini, una cinquantina di cechi che avevano disertato dalla Wehrmacht ed erano comandati dal tenente Mirko Vrana, 24 serbi, alcuni russi e iugoslavi, un turco, un inglese, un polacco e alcune squadre della II divisione Garibaldi. Dopo aver percorso un breve tratto di strada il gruppo di Pavolini fu raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco. De Benedictis rimase ferito ad una spalla, mentre il colonnello Quagliata fu raggiunto da un proiettile al ventre. Subito dopo, anche Melega fu raggiunto da due proiettili, che lo colpirono uno sulla fibbia del cinturone, facendolo cadere a terra, e uno alla mascella. Anche Tealdy e Pavolini rimasero feriti nellazione, e Pavolini, in particolare, fu colpito ai glutei dalle schegge di una bomba a mano lanciata dal Gino Seren Rosso di Cuorgné, salvandosi solo perché indossava una divisa senza segni distintivi particolari; i partigiani, di conseguenza, non si resero conto dellimportanza delluomo che giaceva ferito in mezzo alle rocce a poca distanza dalle loro posizioni. La situazione si sbloccò soltanto verso il tramonto, quando le truppe della R.S.I. e un reparto di Alpenjager tedeschi raggiunsero il luogo dello scontro e recuperarono Pavolini e de Benedictis. Il segretario del partito, a causa delle ferite, non era in grado di camminare, e così fu necessario improvvisare una barella con un telo militare e due rami per portarlo al sicuro. Lo scontro aveva avuto un prezzo molto alto per le truppe della R.S.I. (il colonnello Quagliata e diversi altri militari), ma anche i partigiani avevano subito gravi perdite: erano infatti caduti il militante comunista Battista Goglio (detto Titala), Andrea Marchetti, Angelo Andolina, Antonio Brega, Cesare Dellacrà, Vaclav Gibulka. Con unazione aggirante reparti della X costrinsero i partigiani a ritirarsi, e così le truppe della R.S:I. entrarono a Ceresole, spingendosi poi in direzione dei passi del Nivolet e della Galisia. Nel frattempo, Pavolini era stato ricoverato nella sezione chirurgica delle Molinette, dove fu sottoposto ad un intervento chirurgico durato una ventina di minuti. Domenica 13 agosto 1944 il quotidiano La Stampa commentò laccaduto, sottolineando come il segretario del partito non si fosse limitato a firmare delle circolari ed a diramare degli ordini, ma avesse lasciato la sede comoda e sicura per affrontare, nelle zone impervie di montagna, gli agguati di elementi asserviti al nemico. La degenza di Pavolini fu piuttosto lunga, perché trascorse circa un mese prima che il segretario del partito potesse camminare da solo, sia pure con laiuto di un bastone. |
15 agosto 1944 | Persino vendere il pane a qualche reparto fascista poteva condurre alla tomba. Successe così a madre e figlio, uccisi il 15 agosto 1944 a Caselette, un comune vicino a Torino. Lei si chiamava Giuseppina Bessone in Pasinetti e il figlio Bruno Pasinetti, entrambi fornai. |
16 agosto 1944 | Feletto, dopo uno scontro con i partigiani, i fascisti incendiano per rappresaglia circa trecento case. |
17 agosto 1944 | Giaveno, il comandante partigiano Felice Cordero di Pamparato, catturato due giorni prima dalle Brigate nere, viene impiccato nella piazza della stazione insieme a Giorgio Baraldi, Vitale Cordini e Giovanni Vigna. |
26 agosto 1944 | Una colonna nazifascista parte da Susa e risale il Rocciamelone per attraversare il colle della Croce di Ferro e sorprendere alle spalle le forze partigiane. Alle Grange Sevine viene fermata dai partigiani della Valle di Susa. Dopo un combattimento di sette ore 150 fascisti vengono fatti prigionieri. |
30 agosto 1944 | Torino, attentato partigiano al Caffè degli Artisti di via Bogino; vengono uccisi 5 militi della X Mas. Per rappresaglia vengono fucilati in piazza Carlo Alberto 5 (6?) partigiani prelevati dalle carceri Nuove |
1 settembre 1944 Brigate nere a Valperga | Sono presenti a Valperga brigatisti neri del 115° battaglione "M" Montebello. Questa informazione si ha dalle fatture dei pasti consumati presso la Società Operaia allora trasformata nell'Albergo Impero, gestito dalla famiglia Ibis, che si trovava nell'edificio, ancora di proprietà Ibis, di V.Matteotti n° 3. |
3 settembre 1944 | Assassinata in casa come spia una ragazza di 17 anni, Domenica Careglio. Più di tre mesi dopo, il giorno di Natale del 1944, i partigiani uccisero pure il padre e la madre di Domenica: Tommaso Careglio, 41 anni, e Anna Olivero, 44 anni. Anche loro vennero soppressi in casa. E anche loro perché ritenuti spie dei fascisti. |
5 settembre 1944 | Barbania, i nazisti distruggono la frazione Boschi e fucilano 6 civili. |
6 settembre 1944 Il partigiano Giuseppe Massola viene ferito mortalmente |
Una
squadra della VI "G.L.", nell'intento di catturare prigionieri ed armi, attacca
il treno la Canavesana nel tratto Oglianico-Favria. Nella sparatoria restano uccisi
alcuni nemici. Purtroppo perdono la vita anche tre partigiani: Torriani Luigi, di anni 20,
da Torino - Rolando Perino Domenico, di anni 24, da Busano e Massola Giuseppe, di anni 19,
da Valperga. |
8 settembre 1944 Assalto alla Canavesana |
"La Canavesana" è ancora fermata, tra Valperga e Salassa, da una squadra di "Gielle": i militi rispondono al fuoco e lo scontro si fa cruento. I partigiani non possono portare a fondo l'attacco per non colpire i civili. |
11 settembre 1944 | Sciopero generale dei ferrovieri. In Val di Lanzo i nazifascisti scatenano una violenta offensiva che, dopo 17 giorni di resistenza costerà ingenti perdite ai partigiani. |
13 settembre 1944 Vengono sequestrate le radio private |
La
Decima Mas fa sequestrare, dal Comune, le radio, e ordina l'affissione dei nomi degli
abitanti sulla facciata del portone della casa da essi abitata. Viene sollecitato il
Podestà a comunicare se l'ordine è stato eseguito. |
22 settembre 1944 Il partigiano Vittorio Peradotto viene ferito mortalmente |
Nella
valle di Ribordone in località "Il Biro" muore il partigiano valperghese della
VI "G.L." Vittorio Peradotto a seguito di ferite riportate durante uno
scontro a fuoco con una pattuglia della X° MAS. Della sua morte esiste una testimonianza,
del cugino Remo Bonetto di Cuorgnè, riportata nel volume "La Resistenza di Giustizia
e Libertà nel Canavese" di Bruno Rolando: La sera dell'11 settembre Vittorio scende
dall'alpe Testona, sede del Comando di Divisione, per raggiungere più in basso il cugino
Remo e Dario Fenoglio. Devono andare per servizio a Cuorgnè, sono tutti e tre armati, e
sono preceduti da Paolo Orso disarmato. Conoscono la strada ad occhi chiusi, alla frazione
Ceresetta dovranno lasciare la strada che va Sparone per percorrere un sentiero a
mezzacosta che porta alla frazione Frachiamo, per scendere alle Fasane, attraversare la
strada provinciale ed infine il fiume Orco e giungere a Cuorgnè percorrendo il terreno
sulla destra dell'Orco. Scendono tranquilli perché quel percorso è sicuro e non si sono
mai fatti cattivi incontri. Camminavano da oltre un'ora quando sentono gridare:
"Decima! Mani in alto!" ( i fascisti della X° avevano già bloccato di
sorpresa Paolo che essendo disarmato non li aveva costretti a sparare). |
24 settembre 1944 | Laura Rava in Roscio, nata a Ivrea e vedova di un notaio. Era stata insegnante e ormai si trovava in pensione. I partigiani la rapirono e il 24 settembre 1944 la eliminarono a Noasca, in val Locana, dopo averla seviziata. Il corpo fu poi gettato nudo in un canale. |
|
A fine settembre un distaccamento
d'una cinquantina di partigiani si stabilisce al rifugio Gastaldi per
controllare il versante del Pian della Mussa, onde prevenire eventuali
passaggi nemici volti a prendere alle spalle la Valle di Viù dal Passo
delle Mangioire. Il 3 ottobre il nemico attacca quella posizione, dopo un cannoneggiamento preparatorio contro le pendici della Bessanese e tutt'attorno al rifugio. Con la mitraglia Celso Miglietti tiene a bada le pattuglie avanzate, senonché la solita spia guida i repubblichini per una via defilata sino a sbucare nei pressi dell' arrivo della teleferica del rifugio, mentre altre squadre salgono da diverse parti. Bisogna fuggire con Celso gravemente ferito, tentando col buio di raggiungere il Col d' Arnas per sconfinare in Francia. Intanto il rifugio viene occupato e dato alle fiamme. |
7 ottobre 1944 | Torino, 4 partigiani sono condannati a morte dal Tribunale speciale e giustiziati. |
9 ottobre 1944 Fucilazione del partigiano Franco Dusi |
Nella
notte tra l'8 e il 9 la brigata "Mario Costa" della VI° GL si trasferisce in
Valchiusella a Rueglio. Cinque partigiani, che hanno dovuto ritardare la partenza per un
guasto ad un automezzo, vengono sorpresi da un rastrellamento tedesco e catturati alle
Benne di Oglianico. Legati ai polsi, le braccia dietro la schiena, vengono quindi condotti
ai Mastri a piedi, ed lì fucilati alla schiena con raffiche di fucile mitragliatore. Tra
di loro vi è Franco Dusi , di anni 18, di Torino. Gli altri caduti sono: Dazzo Mario,
Elio Mattioda, di 20 anni, da S.Anna di Castellamonte, Bruatto Bartolomeo e Ugo Marcone. |
10 ottobre 1944 | Torino, attentato allalbergo Tre Re nei pressi di piazza Statuto. 10 soldati tedeschi restano feriti. |
11 ottobre 1944 | Torino, per rappresaglia 9 partigiani vengono uccisi sul luogo dellattentato
ai soldati tedeschi. I comandanti partigiani Battista Gardoncini e Giuseppe Casana, sono fucilati, insieme ad altri 7 partigiani, catturati durante il tentativo di trasferimento delle loro truppe dalla Val di Lanzo, in seguito al duro attacco sferrato dai tedeschi per ripendere il controllo di tutta la vallata. |
14 ottobre 1944 | Traveselle, nei giorni 14 e 15 ottobre, i nazifascisti uccidono 15 partigiani e incendiano il municipio e 53 case; 31 sono totalmente distrutte. |
20 - 21 e 22 ottobre 1944 Cade a Ronco il garibaldino Vincenzo Comolo |
Le truppe nazifasciste attaccano in forze le formazioni partigiane dislocate in Valle Soana. I combattimenti sono cruenti, l'artiglieria entra in azione e cannoneggia le postazioni partigiane. I distaccamenti sono costretti a ripiegare lasciando sul terreno oltre 30 compagni caduti. Tra questi vi è il garibaldino Vincenzo Comolo della 47^ brigata Garibaldi. Il suo cadavere viene rinvenuto nel comune di Ronco in località Pian la Sal. Vincenzo Comolo, nativo di Crevacuore (VC), di anni 51, operaio filatore è residente a Valperga. Non si sono reperite altre notizie sul Comolo, molto probabilmente era sfollato da Torino con la moglie, Galfione Romano Edvige, che risulterà ancora residente a Valperga nel dopoguerra. |
25 ottobre 1944 | Torino, il Capo della provincia vieta la circolazione in città di ogni autovettura civile. Il provvedimento è dettato dallalto numero di attentati compiuti da partigiani a bordo di autovetture. |
1 novembre 1944 | Muore a Corio per un incredibile incidente nel maneggio delle armi il commissario politico della Brigata Manovra « Moro » (Mura Salvatore, « Dore »), di anni 24, da Torino. |
3 novembre 1944 | La sera del 3, al mulino di Rivarossa, dove si erano recati per rifornimenti cadono in un'imboscata i partigiani Borlo Pietro, di anni 19 della 18°, Biava Ernesto, di anni 21, da Rivarossa, della IV Div. e Lurgo Silvio (Bersagliere), di anni 29, da Lombardore, della VI Div. che, segnalati da un delatore vengono accolti a raffiche di mitragliatrice all'uscita del mulino. |
4 novembre 1944 | Nel pomeriggio pattuglie antiguerriglia risalgono la Valle Soana e su segnalazione di una spia accerchiano il rifugio e le baite in località Boschettiera (Forzo) dove si trova un distaccamento « G.L. » e catturano ventisei partigiani. Peila Lodovico, di anni 19, da Rivarolo riesce a fuggire verso Pian Lavina, ma viene raggiunto e ucciso |
9 novembre 1944 Tragedia del Galisia |
La salita al Colle Galisia di una corvèe organizzata dai
partigiani del Canavese per i primi di novembre '44 si trasforma in una
trappola mortale per quarantun giovani, inghiottiti dalla neve e
travolti dalla bufera, lungo la discesa attraverso le insidiosissime
Gorges du Malpasset, in Val d'Isere,dopo aver
sfiorato, senza neppure vederlo, il rifugio del Prariond, la salvezza
per l'intera colonna. Quarantun storie che si aggiungono a quelle dei
tre superstiti, l'ultimo dei quali, l'inglese Alfred Southon, scomparso
improvvisamente nel 1993 durante una vacanza a Malta. E a quelle di
alcuni prigionieri slavi che si unirono al gruppo, partendo però in
netto anticipo rispetto al resto della colonna. Particolare che getta un
elemento di inquietudine sulla vicenda e che provocherà accesi dibattiti
ai vertici dei comandi partigiani alla vigilia di quel terribile inverno
di guerra. Uno scampato, lo slavo Iso Altaraz, il 19 novembre del 1995
durante la cerimonia organizzata a Ceresole Reale per ricordare la
tragedia, esattamente a mezzo secolo di distanza
da quei giorni, riaccese le polemiche già scoppiate all'indomani della
scoperta dei corpi lungo le Gorges du Malpasset, circa l'assurdità di
aver fatto partire la colonna dall'Agnel in tarda mattinata. L'ODISSEA Sabato 4 novembre 1944 - Da Borgiallo,Colleretto Castelnuovo, da alcune baite isolate della Valle Sacra,da Ribordone, da Frassinetto e da Alpette dove vivevano nascosti da mesi, i soldati inglesi accompagnati dai partigiani canavesani raggiungono il Santuario di Prascundù, punto di ritrovo per quella "legione straniera" che decine di famiglie canavesane aveva protetto per molte settimane,in attesa delle "corvée" per la Francia liberata Domenica 5 - Da Ribordone gli uomini della colonna - la maggior parte non si conosceva neppure - ridiscendono verso la valle Orco e raggiungono Rosone e Perebella,sopra Locana:un percorso decisamente lungo, ma scelto per evitare di essere intercettati dai soldati della Wermachat. A guidarli è il tenente "Vittorio" (Alberto Fattucci) Lunedì 6 - La colonna arriva a Noasca senza incontrare ostacoli: i tedeschi sembrano non preoccuparsi di quell'insolito movimento di camion dell'Aem sulla strada per l'alta valle Orco. Ancora una sosta alla Trattoria del Gran Paradiso, quindi si riparte per Ceresole Reale. Al gruppo si aggiungono alcuni soldati jugoslavi Martedì 7 - I camion, lentamente, superano il paese: qualche abitante di Ceresole esce in strada a salutare quei ragazzi che sbucano dal telone che chiude i mezzi. La colonna riparte a piedi per il Serrù; a poca distanza c'è il casotto dei guardiani della diga Aem dell'Agnel: qui inglesi, slavi e partigiani italiani trascorrono la notte. Fuori continua a nevicare Mercoledì 8 - Alle 10 il tenente "Vittorio" dà l'ordine di partire per il Colle Galisia, dopo una lunga discussione culminata con una votazione circa l'opportunià di salire o rinunciare. La colonna lascia il casotto dell'Agnel: ci sono da percorrere settecento metri di dislivello, in condizioni normali,per superarli, bastano poco meno di tre ore. Quella mattina il tempo è pessimo,continua a nevicare, la visibilità è ridotta. Un paio di ore prima Iso Altaraz, insieme ad altri venti soldati jugoslavi, decide di inziare la salita: il gruppo raggiungerà il rifugio del Prariond nel pomeriggio. La colonna guidata da "Vittorio" arriva sul Colle Galisia dopo sette ore di marcia estenuante. La discesa verso il Prariond inizia in mezzo alla tormenta e nella oscurità. Nessuno riesce ad individuare le tracce per raggiungere il rifugio: gli uomini sono costretti a trascorrere la notte all'addiaccio. Giovedì 9 - La colonna riparte all'alba in mezzo alla tormenta che non è mai cessata;solo gli inglesi Alfred Southon e Walter Rattue rinunciano: sono stremati. Il tenente "Vittorio" ordina ai partigiani Carlo Diffurville e Giuseppe Mina di rimanere con loro: "Quando arriveremo al Prariond vi manderemo i soccorsi" Venerdì 10 - La tormenta non cessa, i quattro trovano riparo sotto un roccione: i soccorsi non arrivano. Sono vicinissimi al rifugio, ma la tormenta impedisce di vedere quell' "ombra bianca" che avrebbe rappresentato la salvezza Sabato 11 - Mina e Diffurville,nel pomeriggio,decidono di scendere in cerca di aiuto. Superano il rifugio del Prariond e trascorrono la notte in un capanno di margari: la temperatura è scesa a meno 25 gradi Domenica 12 - All'alba , Mina e Diffurville riprendono la discesa. Alle Gorges du Malpasset trovano il resto della colonna: i loro amici partigiani e i soldati inglesi morti sotto la neve,travolti dalle slavine o inghiottiti dal baratro. A sera, sono raggiunti da una pattuglia partigiana partita da Val d'Isère Lunedì 13 - Più in alto, sotto il roccione dove si sono nascosti quattro giorni fa, i due inglesi sono ormai allo stremo delle forze: il maltempo non cessa. Rattue sembra in condizioni più precarie. Southon continua a sfregargli gli arti per eviatare il congelamento Martedì 14 - La tormenta impedisce alla squadra dei soccorritori di riprendere la marcia alla ricerca della colonna: il comandante "Bellandy" è ormai consapevole che quella missione affidata a uno dei suoi uomini più validi - il tenente "Vittorio" - si è trasformata in una delle tragedie più agghiaccianti per il movimento partigiano. Mercoledì 15 - Southon e Rattue trascorrono l'ottava notte all'addiaccio,sempre sotto lo stesso spuntone di roccia: i due sono ormai convinti che nessuno riuscirà a riportali a Val d'Isère Giovedì 16 - Ha smesso di nevicare,le condizioni meteorologiche migliorano. I partigiani partiti da Val d'Isère non riescono però a localizzare gli inglesi: il cuore di Walter Rattue cede Venerdì 17 - Alfred Southon viene finalmente trovato e trasportato a Val d'Isère dove è sottoposto alle prime cure: le sue condizioni sono preoccupanti, ma sarà salvato,anche se dovrà subire l'amputazione degli arti inferiori. In ospedale sono già stati ricoverati Giuseppe Mina e Carlo Diffurville,entrambi con gravi congelamenti. Sono loro gli unici tre superstiti della colonna di 44 uomini partita dieci giorni prima da Ceresole IL BILANCIO DELLA TRAGEDIA Caduti alla Gorges du Malpasset (9 novembre '44 - Val d'Isère,Francia) 24 Soldati inglesi, 4 Soldati jugoslavi, 10 Partigiani della VI Divisione canavesana "Giustizia e Libertà" (Mario Fattucci, Alberto Fattucci, Giovanni Chiarottino, Danilo Cigliana, Giovanni Diffurville, Giovanni Gallo Balma, Domenico Giovando, Enrico Ricco, Mario Salomone, Piero Tamietti), 3 Partigiani della VIII formazione autonoma "Vallorco" (Elio Di Blase, Giose Malano, Ercole Novaria) |
10 novembre 1944 Imboscata sulla provinciale per Salassa e uccisione del civile Andrea Ariotto |
Nel
pomeriggio del 10 novembre, sulla carrozzabile Salassa-Valperga, una squadra di
garibaldini della 49° tende un'imboscata ad una pattuglia tedesca. In quel tratto di
strada si trova, costretto al servizio di sorveglianza, il civile Andrea Ariotto, di
67 anni, di Valperga. I partigiani lo invitano a seguirli onde sfuggire al pericolo della
rappresaglia, ma egli non accetta e il giorno dopo i nazisti lo fucilano. Bruno
Amerigo ci ha fornito una sua testimoniaza del tragico fatto
Ariotto era
stato comandato alla guardia della zona tra Salassa e Valperga, una notte
venne sorpreso dai partigiani che lo invitarono ad andarsene e a non dire nulla dato che
stavano preparando un' imboscata. |
17 novembre 1944 L'eccidio di Cudine |
Corio
Canavese, in frazione Cudine i tedeschi massacrano 27 partigiani, quasi tutti ex
carabinieri, e 5 civili. Le frazioni Cudine e San Giovanni sono saccheggiate
e incendiate. |
17 novembre 1944 Forno Canavese |
A Forno Canavese, in regione Bandito, 5 partigiani sono uccisi dai tedeschi. |
22 novembre 1944 Uccisione di Pietro Varzino |
Uomini armati si recano a casa del valperghese Pietro Varzino, di anni 54, e gli intimano di uscire, egli si rifiuta e viene freddato a colpi di pistola in casa. |
26 novembre 1944 | Cumiana, un reparto tedesco accerchia la borgata Verna cogliendo di sorpresa i partigiani. Nello scontro a fuoco cadono 14 partigiani e 5 civili. Una decina di uomini vengono catturati. I tedeschi incendiano la borgata Verna e le frazioni Fiola e Morelli. |
27 novembre 1944 | Val Sangone, nell offensiva tedesca contro le formazioni partigiane è coinvolta pesantemente la popolazione civile: 37 persone, comprese due donne e un bambino, sono uccise a Giaveno (29 novembre). Nello stesso giorno nella centrale Piazza San Lorenzo sono fucilati 14 partigiani. 15 sono le vittime a Provonda, 6 a Mollar dei Franchi, 16 tra Ruata Sangone e Monterossino; numerose sono le borgate incendiate. |
13 dicembre 1944 | A 73 anni e mezzo Camilla Durando Chiappirone, nata a Mondovì l'11 maggio 1871, mentre si trova sfollata a Scalenghe, viene prelevata dai partigiani e uccisa. Era iscritta al Pfr e per questo accusata di fare la spia. |
29 dicembre 1944 Muore il partigiano Vincenzo Loco |
Due partigiani dell' VIII Div. Autonoma "Vall'Orco", inviati alla ricerca di una squadra che era partita due giorni prima per un'azione senza più fare ritorno, incappano in truppe della "Folgore" nei pressi di Front. Nella sparatoria rimane gravemente ferito il partigiano Vincenzo Loco, originario da Foggia, e sfollato da Torino alla borgata Filippini di Gallenca. I Loco sono una famiglia numerosa, padre e madre e 10 figli. Una famiglia che verrà colpita duramente, anche un altro figlio morirà partigiano. |