8 settembre 1943

La radio annuncia la firma dell’armistizio tra Italia e anglo-americani.
Dal 25 luglio all'8 settembre, favoriti dal crollo del regime,  nella nostra zona si susseguirono  incontri e contatti tra gli antifascisti locali, che erano stati costretti alla clandestinità per oltre 20 anni, e gli altri che erano sfollati (*) dalla città ai nostri paesi. Partecipavano a questi incontri il geom. Cibrario Domenico e Savio Savino che anche durante il regime avevano mantenuto viva, seppur nella clandestinità, una cellula comunista valperghese che fu sempre un riferimento per gli antifascisti altocanavesani. Altre persone sfollate a Valperga, come l'avvocato Ferruccio Pastore, il maresciallo dell'esercito Mario Costa che diventerà il leggendario "Diavolo Nero", il tenente degli alpini Gino Viano, la cui  famiglia è sfollata a Valperga, che diventerà il comandante Bellandy, il colonnello di Artiglieria Alpina Sorrentino (Bianchi) ed altri parteciparono a queste riunioni. Da questi incontri, che si tennero principalmente a Cuorgnè, nacque  un gruppo dal quale prese concretamente avvio il Movimento di Resistenza della zona.
(*)Durante la guerra si verificò  l'esodo degli sfollati dalle città. Le città italiane erano pesantemente colpite da indiscriminati bombardamenti angloamericani e gli abitanti furono costretti a sfollare in massa nei paesi della provincia. Il comune di Valperga, che all'epoca  comprendeva anche Pertusio, ospitò un gran numero di sfollati. Da una relazione del Commissario Prefettizio risalente al 16 dicembre 1942 si può comprendere quanto fossero numerosi: Da Torino n.1137, da Genova n.15 e da Milano n.7 per un totale di 1159 persone distribuite su 488 famiglie. La cifra va aumentata di tutti coloro che fanno la spola fra Torino e Valperga e che quivi pernottano soltanto; non si erra di molto affermando che le persone ospitate in Valperga superano le 1500, mentre le abitazioni occupate superano le 500.
La maggior parte degli sfollati si è sistemata nel Capoluogo, per ovvie ragioni di comodità ferroviaria. Nelle frazioni gli sfollati sono invece assai restii ad avviarsi; purtuttavia diverse centinaia di persone si trovano nelle frazioni di Pertusio e Gallenca.
La popolazione di Valperga è andata a gara nel dare la chiesta ospitalità, almeno 500 sono le persone che sono venute a Valperga senza avere parenti o conoscenze e che hanno trovato conveniente sistemazione …
Il maggior numero di sfollati si avrà dopo il mese di  marzo del 1944, quando i bombardamenti angloamericani saranno pesantissimi sulle città ed avranno tragici effetti sulle persone che "dovrebbero essere liberate".
Una lunga fila di fuggiaschi prenderà d'assalto i convogli ferroviari. Tutte le case disponibili saranno occupate.

9 e 10 settembre 1943

Il 9 settembre nasce in Italia il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), che chiama il popolo alla resistenza contro i tedeschi. Questo organismo è formato dall'unione dei partiti antifascisti, con il compito di promuovere e coordinare la lotta insurrezionale nell'Italia occupata. Il C.L.N. si estenderà in quasi tutti i comuni e fornirà l'inquadramento politico alla lotta di Liberazione.
Nella stessa giornata gli antifascisti torinesi, fra i quali Giancarlo Pajetta e Dante Conte, parlano alla folla in piazza Carducci, invitandola a difendere la città dai tedeschi. I rappresentanti del Comitato del Fronte Nazionale accompagnati dal magistrato Domenico Riccardo Peretti Griva si recano in visita ufficiale dal generale Adami Rossi, comandante di Piazza, per offrire la loro collaborazione onde organizzare la difesa di Torino. L'offerta viene respinta. Il generale rífiuta di dare le armi ai rappresentanti dei partiti democratici e al popolo e fa consegnare nelle caserme le poche truppe rimaste, tratta la resa e la sera del 10 consegna la città ai tedeschi. Le mitragliatrici tedesche mietono subito le prime vittime a Porta Nuova. Mentre i tedeschi procedono all’occupazione di Torino, si svolge un comizio in piazza Castello, davanti alla sede storica della Camera del lavoro nel vano tentativo di organizzare la difesa della città. Il Comitato delle opposizioni antifascista si trasforma in Comitato di liberazione nazionale nella clandestinità.
Nei giorni seguenti molti militari vengono catturati e deportati in Germania.
Nel frattempo antifascisti e giovani entrano in molte caserme trovate abbandonate in cerca di armi, con l'intenzione di opporre resistenza. Anche le caserme del Canavese vengono ripulite e le armi occultate in luoghi sicuri, sulle colline e in montagna.
Le truppe naziste occupano Ivrea e parte del Canavese, il giorno 11 insediano un presidio ad Agliè e iniziano i rastrellamenti in pianura.

Il 10 settembre, a Piano Audi, Giovanni Picat Re si incontra con il maggiore Musso, l'ufficiale dentista Aldo Giardina e il cappellano don Squizzato.

11 settembre 1943 Aldo Giardina scende con una squadra a Germagnano e disarma i militi della Gaf alle casermette.
12 settembre 1943

A Torino, entra in vigore il coprifuoco a partire dalle ore 20.
Goglio Battista il 12 settembre organizzò una prima riunione ad Alpette su un prato, con alcuni antifascisti di Alpette e del Canavese  e con i primi militari sbandati. Con le poche armi , si andò al recupero di altre, dapprima presso la Caserma di Cuorgnè e poi presso la polveriera di Lombardore. Nel frattempo radunò gli sbandati dell'esercito italiano, andò a Locana, dove erano concentrati ex prigionieri jugoslavi, inglesi, ecc.  e li convinse a fuggire. Si formò un gruppo chiamato Aquila, che operò immediatamente in pianura con Ratulin e Tardon il Diavolo Nero, fra Feletto,  San Benigno, Cuorgnè e che aveva  il compito di mantenere i contatti soprattutto con Feletto che divenne un centro di arruolamento nelle Formazioni Partigiane.
Il Gen. Albert Von Kesselring, con un'ordinanza, dichiara l'Italia territorio di guerra e come tale sarà sottoposto alle leggi di guerra tedesche.
Lo stesso giorno Mussolini viene liberato da SS che atterrano con un aereo a Campo Imperatore sul Gran Sasso, senza che gli agenti addetti alla custodia oppongano resistenza. Mussoliní è portato in Germania.

13 settembre 1943 Natale Rolando, sottufficiale alpino in forza al battaglione Moncenisio con il "suo" tenente, Migliori, e i sottotenenti Leoni, Rodano e Tabusso, raggiungono Lanzo e si sistemarono in una baita della frazione Vietti di Coassolo: da quella base cominciarono a organizzare le azioni di guerriglia.

Vincenzo Geninatti (Cent) in convalescenza nella sua casa di Mezzenile comincia ad organizzare una banda con l'amico Giulio Pocchiola. La prima sede è in una sua baita nella frazione Consolata. Cent venne unanimemente proclamato comandante. Prima impresa fu il colpo alla caserma della Gaf di Usseglio. L'esito superò ogni aspettativa, giacché oltre al bottino in armi, munizioni, coperte e muli, avuti dopo una finta resistenza, vi fu l'adesione dell'ufficiale (Morgan) e del plotone, passati interamente alla banda.

15 settembre 1943 Arriva la notizia che Mussolini ha ripreso la suprema direzione del Paese emanando i seguenti ordini del giorno:

ORDINE DEL GIORNO DEL GOVERNO.
N. 1: Ai fedeli camerati di tutta Italia. «Da oggi, quindici settembre 1943, assumo nuovamente la suprema direzione del Fascismo in Italia». Mussolini.
ORDINE DEL GIORNO DEL GOVERNO.
N. 2: «Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di Segretario del Partito Nazionale Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano». Mussolini.
ORDINE DEL GIORNO DEL GOVERNO.
N. 3: «Ordino che tutte le autorità militari, politiche, amministrative e scolastiche nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti ed i loro uffici». Mussolini.
ORDINE DEL GIORNO DEL GOVERNO.
N. 4: «Ordino l'immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti:
a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l'Esercito Germanico che si batte sul territorio italiano contro il comune nemico;
b) di dare al popolo immediata, e§ettiva assistenza morale e materiale;
c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili e i traditori». Mussolini.
ORDINE DEL GIORNO DEL GOVERNO.
N. 5: «Ordino la ricostituzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato». Mussolini.

22 settembre 1943

Il 22 il maresciallo Graziani, convocato a Roma all'Ambasciata tedesca, accetta l'incarico di Ministro della Difesa. Nasce così il Governo fantoccio che sarà simile ai vari governi creati dai tedeschi nei territori occupati.

23 settembre 1943 Il giorno 23 Mussolini rientra in Italia ed è nominato Primo Ministro.
26 settembre 1943 Il 26 il gen. Kappler ordina agli ebrei di Roma la consegna di 50 chilo­grammi d'oro, pena la deportazione in Germania. Tutta la comunità ebraica si prodiga per raccogliere il quantitativo richiesto che viene raggiunto e consegnato, ma gli ebrei il 16 ottobre verranno ugualmente rastrellati e deportati nei tristi Lager dove si compierà il più orrendo dei crimini: il genocidio.
27 settembre 1943 Mussolini tiene la sua prima riunione e getta le basi del programma del Governo. Inizialmente intende ricostruire le Forze Armate soltanto sulla base della Mílizia Volontaria Sicurezza Nazionale, ma il maresciallo Graziani, nell'accettare l'incarico, fa presente che «l'Esercito deve essere Nazionale, apolítico, con quadri e truppe in parte volontarie», contando di reclutare la maggioranza di queste fra i seicentomila militari deportati ed internati in Germania.
29 settembre 1943

Giungono a Courgnè alcuni fascisti in borghese con camicia nera su un camion, sparano per le strade per terrorizzare la popolazione uccidendo il Dott. Bertoldi e ferendo una donna. Prelevano come ostaggio il maresciallo dei carabinieri e un giovane e, dopo averli caricati su un automezzo, fanno una puntata in valle Soana, dove risulta vi sia una banda di ribelli. Giunti a Ronco si recano alla caserma dei carabinieri minacciandoli di connivenza con le bande.

Settembre/Ottobre 43 Nel Canavese

 

 

 

 

Nelle Valli di Lanzo

Si trasferisce a Piano Audi (Corio) un gruppo di armati, in gran parte militari sbandati del V Regg. di artiglieria di stanza a Venaria, comandati dal magg. Musso che si . collega, tramíte il Comitato antifascista dì Ciriè, con Paolo Braccini membro del Comitato di Liberazione Nazionale di Torino. Di questo gruppo fanno parte numerosi ufficiali tra i quali i sottotenenti  Burlando, Azzarelli «Padre Walter», il cappellano della Div. Julia Don Ottorino Squízzato, i tenenti Bologna, Terracini «Rossi», Gasperíni, Giardino, l'ufficiale di complemento Peppino Rje, il sottufficiale di marina Alfonso Prospero Nicola, il sergente maggiore Giovanni Picat Re e numerosi valligianí sbandati oltre ad ex prigionieri di guerra di varie nazionalità. La formazione passa poi sotto il comando del colonnello degli alpini Mirti.

Nasce in località Pian di Ceres un Gruppo comandato dal sottotenente Ruocco Ettore. In ottobre, attaccato di notte da «SS» tedesche, quasi tutto fl Gruppo viene catturato. Tre partígíaní verranno fucilati sul posto, altri in prossimità di Torino e il rimanente deportati.
Un nucleo di circa venti uomini al comando del ten. Rallo (Conti), si trova a Chiaves. Dopo il trasferimento del grosso delle forze partigiane dalle Valli di Lanzo a Corio si costituisce in Gruppo Alpino «Etna». Nell'aprile il comandante «Conti» si trasferisce con alcuni uomini in altra zona e il Gruppo «Etna», con l'afflusso di molti giovani diventa l'80a Brigata d'Assalto Garibaldi «Peroglio Michelangelo». Ne assume il comando Giovanni Burlando; commissario Giuseppe Mantovani. Nella stessa località si trova pure il Gruppo del ten. Fugalli, formato da circa trenta uomini armati.
Un nucleo di patrioti si trova a Germagnano al comando di «Rolandino» (Rolando Natale), futuro comandante della 19a Bgt. Garibaldi «Eusebio Giambone». Altri nuclei di patrioti si trovano: uno a Mezzenile, formato da elementi locali al comando del serg. magg. Vincenzo Geninatti ed un altro in località Monti (Mezzenile) comandato da Felice Mautino (Monti) e da Giovanni Gardoncini (Battista), futuro comandante della IIa Divisione « Garíbaldi ».
Nell'alta valle, a Bracchiello (Ceres), si forma il Gruppo «Monviso» al comando del capitano di aviazione Elio Broganelli (Girardi) formato da militari dell'aeronautica fuggiti dal Campo di Caselle.
In quelle che diventeranno le "Brigate Garibaldi" vengono incorporati giovani di qualunque tendenza politica. L'afflusso nelle file garibaldine nel Canavese e nelle Valli di Lanzo è considerevole e potenzia fin dall'inizio queste formazioni che daranno vita in breve tempo a due Divisioni: la IIa che opererà in Valle di Lanzo e la IV nel Canavese.

2 ottobre 1943

Truppe tedesche fanno una puntatina in valle Soana.

3 ottobre 1943

 

Nascono le Bande

I tedeschi l'attaccano a Piano Audi. Gli uomini vogliono combattere ma gli ufficiali danno l'ordine di ritirarsi a causa dell'ínsufficiente armamento. Tutti i magazzini e gli automezzi vengono abbandonati e cadono nelle mani del nemico.

Dopo il rastrellamento nascono i primi contrasti e la formazione si scinde in diversi gruppi.
Il colonnello Mirti e il magg. Musso con un nucleo di una decina di uomini si stabiliscono ad Alte Piane, frazione di Corio. Rje con una trentina prende contatto con il gruppo comunista di Nicola Grosa e di «Massimo» (Vassallo Demilsie). Altri si spostano nelle valli di Lanzo. La parte più consistente che rimane da questa scissione si trasferisce a Forno Canavese al comando di Nicola Alfonso Prospero e prende il nome di « Gruppo Soglio ». I componenti pattugliano la zona Rivara Forno Pratiglione. Nella primavera diventerà un battaglione e in aprile si dividerà in due plotoni che si sposteranno a Chiesa Nuova e Sale Castelnuovo: un plotone al comando di Maggi  (Maggi Piero) e l'altro di Moro (Borello Claudio). A maggio i plotoni verranno inquadrati in Brigate d'Assalto Garibaldi. Quello di Moro nella 18a Brigata Saverio Papandrea e tornerà a pesidiare Forno, quello di « Maggi » si costituirà in 47a Brigata Garibaldi. Sulle montagne di Alpette, sono affluiti molti militari sbandati che con gli ex prigionieri di guerra (russi, slavi, inglesi) formano un gruppo abbastanza consistente organizzato da «Titala» (Goglio Battista) e da « Aquilotto I » (Seren Rosso Gino). La formazione prende il nome di « Gruppo Aquila ». Con l'aumento degli effettivi, in primavera diventerà la 50a Brigata d'Assalto Garibaldi «Mario Zemo» e nell'autunno verrà inquadrata come 77a Bgt.
Una compagnia del I Regg. del Genio Telegrafisti di stanza a Favria, al comando del ten. Morettini, si trasferisce a Filia (Castellamonte), con l'intenzione di opporre resistenza. Sono muniti di un buon armamento, viveri e materiale vario da casermaggío. Qualcuno segnala la loro presenza ai carabinieri di Castellamonte e il giorno 15, mentre gli uomini si trovano in perlustrazione, i carabinieri prelevano l'intero deposito. Il gruppo viene così a trovarsi disarmato e senza viveri ed effettua uno spostamento verso Colleretto Castelnuovo Borgiallo e Sale. Alcuni antifascisti di Cuorgné e di Favria stabiliscono i primi contatti con i comandanti, fanno pervenire viveri e indumenti ed inviano altri sbandati al gruppo unitamente a diversi prigionieri inglesi fuggiti dal Campo di Internamento di Spineto (Castellamonte). Fanno parte del comando, oltre al ten. Morettini, il serg. Falsetti e, per i collegamenti con gli antifascisti di Cuorgnè, il radiotelegrafista Colzani. Questa formazione prende il nome di « Gruppo Sale », eleggendo comandante Piero Falsetti con il nome di battaglia di « Piero Rossi ». Con l'aumento degli effettivi, fra i quali cinquanta uomini. portati da Aldo Lari (Aldo Lenzi), la formazione si dividerà in due plotoni: uno opererà in pianura e l'altro in valle Sacra. A giugno si costituirà in III Brígata Matteotti « Flavio Berone ». Nel medio e basso Canavese nascono altri gruppi. Uno di questi si trova a Feletto sotto la guida di Mario Costa (Diavolo Nero) e dei ten. Viano Luigi (Bellandy). Questo, formato in prevalenza da giovani del posto, all'inizio svolge azioni di reclutamento e di smístamento degli sbandati ma, ben presto, darà vita ad una delle più attive squadre d'azione e sarà l'ossatura della futura VI Divisione « G.L. ». Un altro piccolo nucleo di patrioti si trova a Víllanova di Ronco (frazione Crotto) ed è formato da alcuni giovani e da ufficiali. Detto nucleo prende il nome di « Airone ».  A Pont Canavese si trova un altro nucleo al comando del cap. Roscio Mario e del fratello Edoardo che, con alcuni giovani del posto ed ex militari, organizzano sbandati e si danno alla ricerca di armi. Questo nucleo, composto da una trentina di uomini, ha la base a Pont e a Pian Cerese (Sparone). In primavera confluirà nella G.L. Un altro gruppo, quello di « Bixio » (Vironda Gambin Giovanni), si trova in Valle Sacra con una trentina di uomini dotati di scarso armamento. Confluirà nella « VI G1. ». Nella stessa valle vi è pure il gruppo Laurenti Novaria con una ventina di uomini in maggior parte ex prigionieri inglesi. Armamento quasi nullo. A fine luglio diventerà la Brigata « Giovane Piemonte » dell'VIII Divisione Autonoma « Vall'Orco ». Una piccola squadra che inizia immediatamente dopo l'8 settembre le prime azioni di sabotaggio alle forze naziste è la squadra di « Nino il Vercellese » (Leale Giovanni) e di « Ratulin » (Aprato Giovanni) che con alcuni giovani opera in pianura verso Feletto San Benigno Rivarolo. Questa squadra si collega con Trione Gíuseppe (Spartaco II) e diventa ben presto la squadra d'azione del gruppo « Aquila » di Alpette. Per il crescente afflusso di volontari si trasferisce a Sant'Anna di Rivarolo e successivamente a Canischio e il 29 giugno si costituirà in 49a Brigata d'Assalto «Garibaldi » prendendo il nome del caduto Domenico Viano. Nel Basso Canavese, zona San Giusto Caluso Montanaro, si sono formate altre squadre d'azione: una al comando di « Aristide », l'altra del « Diavolo Rosso » (Caperone Battista) e un'altra ancora al comando di «Piero Piero» (Urati Piero). Nella primavera, su richiesta di «Piero Rossi», la squadra di «Piero Piero» si unisce a questo gruppo mantenendo però le caratteristiche di nucleo operativo di pianura. Nel mese di giugno, con l'afflusso di altri uomini, «Piero Piero» chiederà di poter formare una nuova Brigata con sede in Valle Soana. A luglio costituirà la II Brigata « Matteotti » della quale verrà eletto comandante. Questa Brigata, con altre, farà parte della Divisione «Italo Rossi» e nel marzo '45 del Raggruppamento «Davito Giorgio» di cui Piero Piero assumerà il comando.
Nella primavera, provenienti dalla Valle d'Aosta dove già avevano operato, Italo Rossi e il fratello Francesco, si trasferiscono a Cuorgné, riuscendo a stabilire collegamenti con alcuni giovani della frazione Salto e a costituire un gruppo composto da circa trenta uomini in maggioranza del luogo, stabilendo la base in località Navetta. A fine giugno questo nucleo prenderà il nome di «Gruppo Italo» per onorare la memoria del comandante Italo Rossi caduto in un'imboscata. In luglio con un effettivo di centotrenta uomini si costituirà in Ia Brigata « Matteotti », eleggendo comandante Rossi Francesco con il nome di battaglia di «De Franchi» che diventerà in seguito comandante di Divisione; lo succederà al comando di Brigata il partigiano «Luigi» (Cappa Luigi). Nella zona Locana Ribordone vi è un altro piccolo gruppo di circa venti uomini al comando del tenente d'aviazione Gianni Bruno Lena che in collaborazione con il sacerdote Don Capace si dà alla ricerca di armi e svolge propaganda contro il reclutamento fascista.

7 ottobre 1943

Valdellatorre, 11 partigiani vengono uccisi dai tedeschi.

9 ottobre 1943

La Valle di Lanzo è attaccata da una colonna tedesca. Le bande in via di formazione non sono in grado di sostenere scontri e cercano di sfuggire al rastrellamento. Il nucleo comandato da Ettore Ruocco viene attaccato di notte da SS tedesche guidate da una spia serba e quasi tutti gli uomini vengono catturati. Tre patrioti, Bianco Ambrogio di anni 29, Filippo Benvenuto di anni 27 e Pepe Antonio, sorpresi in una baita a Pian di Ceres, vengono uccisi sul posto, la maggior parte degli altri in prossimità di Torino.
I tedeschi dopo aver distrutto le basi con i lanciafiamme lasciano la valle.

10 ottobre 1943

Appare un manifesto a firma del Ministro dell'Interno dove si annunciano pene severe e la condanna a morte per chi da aiuto ai partigiani.

13 ottobre 1943

Il Governo Reale di Badoglio dichiara guerra alla Germania.
Il Generale Graziani ordina ai giovani classi 23-24-25 di presentarsi alle armi.
Successivamente appare sui muri delle città un proclama firmato dai capi della Provincia d'Aosta, Carnazzi e di Torino, Zerbino. Nel proclama si invitano i militari e gli ufficiali dell'ex esercito a presentarsi ai vari Comuni e a quello di Ivrea per il Canavese, consegnando le armi. Coloro che si presenteranno non verranno deportati in Germania e potranno riprendere il lavoro come civili. Chi non si presenterà, entro il 10 novembre, sarà considerato ribelle.

24 ottobre 1943 L’esponente fascista Domenico Giardina viene ucciso a Torino in via Carlo Alberto.

Nel tardo ottobre 1943 si era formata, nel territorio di Forno, una banda partigiana, con il nome di “gruppo monte Soglio”, comandata da Nicola Alfonso Prospero. Si stanziò dapprima in località “Giacoletti” e poi ai “boiri”, sulle pendici del monte Soglio, dove si acquartierò nelle varie baite del luogo utilizzate solamente nel periodo del pascolo in montagna. Appartenevano a questa banda giovani antifascisti del luogo, militari del disciolto esercito regio, molti impossibilitati a raggiungere le proprie case nell’Italia centro-meridionale, prigioneiri di guerra fuggiti dai campi di detenzione: condividendo tutti le difficoltà di una vita difficile e pericolosa quale era quella delle bande partigiane.

1° novembre 1943 Primo bando della R.S.I. Costituitasi la Repubblica Sociale Italiana, per volontà ed agli ordini dei tedeschi, il 1° novembre del '43 esce il primo bando che intima a tutti i militari sbandati la presentazione e la consegna delle armi  …entro le ore 17 del 10 novembre… in caso contrario sarà considerato ribelle. Pochi rispondono al bando, la maggior parte raggiunge le prime bande in montagna. Il bando viene ulteriormente prorogato ma senza risultati.
7 novembre 1943

Torino subisce la prima grande incursione diurna, compiuta da un centinaio di aerei: i morti sono 202 e i feriti 346. E’ il primo giorno di scuola per elementari e medie.

Due partigiani del gruppo Soglio su ordine del comando si recano da due industriali di Forno per invitarli  per comunicazioni ma vengono accolti a fucilate. Muore il giovane Carlo Monzoni di anni 21 e rimane ferito il compagno.

10 novembre 1943 Scaduto il bando di presentazione e non avendo raggiunto l'effetto sperato, i fascisti con un'ordffianza lo prorogano di altri quindici giorni. Anche la proroga, con la lusinga del foglio di congedo, non servirà a molto, mandando delusa la loro aspettativa. Pochi ex militari si presentano e di questi la maggioranza sono ufficiali.
13 novembre 1943 Viene istituita la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR)
Continua intanto la caccia agli ex prigionieri di guerra e il giorno 13 ad Ivrea viene catturato e fucilato l'australiano Mudye Ross.
15 novembre 1943 Inizia lo sciopero a Torino alla Fiat Mirafiori.
22 novembre 1943 Goglio Battista «Titala» viene fermato dai carabinieri di Pont Canavese per ordine delle autorità fasciste, su denuncia di un centurione della milizia di Ivrea. Il maresciallo dei carabinieri si rifiuta di compilare il verbale essendo stato costretto ad effettuare il fermo senza conoscerne il motivo. «Titala» viene condotto ad Ivrea per interrogatorio, il fermo si tramuta subito in arresto ed è tradotto alle carceri della città.
25 novembre 1943 Rastrellamento a Corio, cade il partigiano Vallero Domenico di San Maurizio di anni 18 e qualche giorno dopo Vivarelli Riccardi di anni 24 ex ufficiale dell'esercito.
1 dicembre 1943 Nuovo bombardamento aereo diurno su Torino (101 morti).
6, 7 e 8 dicembre 1943
Forno Canavese: lotta e sangue.

Il 6 dicembre 1943 il gruppo monte Solio riuscì a portar via, dal campo di Lombardore quattro mitragliatrici e diversi fucili – con relative munizioni – ed un mortaio che, al ritorno in sede, venne affidato a don Felice Pol, cappellano dei Milani affinché lo nascondesse.
Poiché per organizzazione, consistenza numerica ed appariscenza i gruppo poteva rivelarsi molto pericoloso, non solo sul piano bellico ma anche su quello propagandistico, il nemico mosse contro di lui uno dei primi numerosi e durissimi rastrellamenti con i quali i nazifascisti tentarono invano, di stroncare la guerriglia partigiana.
Nello stesso pomeriggio del 6, un aereo da ricognizione tedesco, detto “Cicogna” sorvolò a lungo la zona dov’era acquartierata la banda partigiana: il candore della neve abbondantemente caduta nei giorni passati rendeva più facile l’identificazione degli obbiettivi. Il fatto mise in allarme le formazioni ma, all’alba del giorno successivo una colonna di mezzi motorizzati tedeschi - cui si erano aggregati militari della Guardia Nazionale Repubblicana – mosse da Cuorgnè in due direttrici: le rotabili Prascorsano-Pratiglione-Forno e Rivara-Forno, cui giunsero nonostante i tentativi di ostacolarne la marcia facendo saltare alcuni ponticelli in uno di questi tentativi perse la vita, colpito da fuoco nemico, il partigiano Lucianio Monzani, 20 anni, fratello del caduto Carlo Monzani, cui sarà intitolato il battaglione nel quale si trasformerà il “Gruppo Monte Soglio”.
Mentre nel paese, ormai accerchiato, tedeschi e fascisti perquisivano le case alla ricerca di partigiani e renitenti alla leva, gli uomini della banda prendono posizione secondo i dettami dell’arte militare: in linea frontale, vicino alla palazzina dei “Boiri”; sul lato verso Pratiglione la postazione di mitragliatrici comandata dal tenente Grassa (al suo fianco il tenente Conella, suo nipote) e sul canalone che dava su Cimapiasole, a destra, la postazione degli Slovacchi con armi leggere. Passò così la notte, con gli uomini tesi a spiare ogni pur minimo movimento sospetto, in attesa dell’attacco nemico che, puntualmente iniziò la mattina del giorno 8 con il martellamento dei mortai da 75/13 colpendo le due postazioni centrali e battendo con intenso fuoco di artiglieria tutta la zona intorno. I partigiani resistettero nelle postazioni fino a quando non ebbero visto che i tedeschi stavano per circondarli lungo i due canaloni laterali. Allora gli Slovacchi, divisi in due gruppi, partirono all’assalto alla baionetta ottenendo così l’arretramento del nemico e la sospensione del fuoco contrario per circa un’ora. La tregua si rompe quando, verso le 12, riprende il martellamento dei mortai verso le postazioni che ancora resistono.
Intanto i feriti e i numerosi disarmati vengono fatti ritirare verso la località “Colle del Bandito”, ancora libera dall’accerchiamento, dove trovano il soccorso della pur scarsa popolazione. Più tardi il tenente Miki, comandante di una postazione centrale, dette l’ordine della ritirata ai suoi uomini: il ripiegamento avvenne, sprofondando nella neve fino alla cintola, verso Corio e Piano Audi: la resistenza continuava.
Verso le 17 la battaglia si concluse con il completo accerchiamento delle postazioni e la cattura di 18 superstiti che, in triste corteo, vennero portati nelle cantine del palazzo municipale dove furono ancora picchiati e torturati.
Nel pomeriggio del giorno successivo, 9 dicembre, gli operai vennero fatti uscire dalle fabbriche e incolonnati verso il cortile di quella che era, allora, la casa del fascio ed è oggi, sede del distretto sanitario e di alcune altre associazioni: dovevano assistere, come monito, alla punizione dei ribelli. In due gruppi di nove, i partigiani vennero fatti passare per il ristretto cancelletto che si apriva sul lato destro della casa del fascio e allineati davanti al plotone di esecuzione, cui volgevano le spalle, dovevano essere fucilati alla schiena. Così le loro vite vennero troncate. Verso sera i loro corpi vennero caricati su di un carro e portati al cimitero dove furono seppelliti in una fossa comune: i primi dieci sotto e, negli interstizi, gli altri otto, composti in senso contrario.
Sul luogo dell’eccidio una lapide ed un monumentino ricordano i nomi conosciuti dei fucilati: Bottini Sergio, Canella Francesco, Cerisio Tommaso, Della Torre Ermanno, Di Nardi, Donald Russel, Grassa Bartolomeo, Marino Nicolò, Milano Leopoldo, Morandini Camillo, Obert Domenico, Tasic Timeus, Toro Mario, Crectoria Piero ed un altro slovacco il cui nome è ignoto.
Erano caduti in combattimento, il giorno 7, Marietti Pietro, Monzani Luciano,e Vironda Gambin Francesco; il giorno 8, Appino Antonio, Savero Papandrea, e due partigiani slovacchi di cui non si conoscono i nomi.
Per onorare la memoria di questi 25 caduti, tutti gli anni si svolge, l’8 dicembre, una manifestazione celebrativa. Alcuni di essi sono ricordati anche nella toponomastica fornese: Carlo Monzani, Saverio Papandrea (medaglia d’oro), Francesco Cannella (medaglia d’argento), cosi’ come altri partigiani: Bernardo Castagneri (medaglia d’oro), Franco Osvaldo (medaglia d’argento) caduti in altri combattimenti.

11 dicembre 1943 Nel centro di Courgnè i partigiani giustiziano un collaborazionista. Un altro prelevato a Bairo viene giustiziato a Sant'Antonio di Castellamonte.
13 dicembre 1943 A Cuorgnè i fascisti installano un presidio alla caserma Pinelli
15/30
dicembre 1943
I fascisti compiono diverse puntate in Valle Sacra allo scopo di catturare ribelli e ex prigionieri di guerra che vivono presso il Santuario di S. Elisabetta e  nei casolari vicini.
23 dicembre 1943 Torino, il fascista Aldo Morej viene ucciso dai partigiani.
24 dicembre 1943

Pattuglie di SS tedesche e fascisti giungono a Chiaves, catturano in combattimento alcuni partigiani rimasti feriti senza munizioni e li fucilano. Muoiono Ferrando e Tibaldi.

28 dicembre 1943 Rastrellamento che si estende fino a Ceres, Cade Supertino Mario.