Il battaglione
"Barbarigo", inizialmente denominato
"Maestrale", fu il primo reparto di
Fanteria di Marina della "Decima" ad
essere costituito. Nacque a La Spezia,
nella caserma di San Bartolomeo, nel
novembre del 1943. Ne assunse il comando
il capitano di corvetta
Umberto Bardelli.
Nel gennaio '44, nel ricordo del
sommergibile del comandante Enzo Grossi,
gli fu attribuito il nome di "Barbarigo".
Delle quattro
compagnie su cui era ordinato, la 2a e
la 4a erano state addestrate a San
Bartolomeo, mentre la e la 3a erano
state trasferite per l'addestramento a
Cuneo, alla caserma San Dalmazzo.
Alla metà
di febbraio il battaglione si riunì
nuovamente a La Spezia. Il 19 ricevette
dal comandante Borghese la bandiera di
combattimento e il giorno 20 partì per
il fronte di Anzio-Nettuno, dove gli
angloamericani avevano creato una testa
di ponte dopo lo sbarco avvenuto il 22
gennaio.
A bordo di
torpedoni, seguendo l'itinerario: La
Spezia-Firenze-Arezzo-Orvieto-Viterbo-Roma,
i marò raggiunsero la capitale dopo aver
superato le previste difficoltà dei
bombardamenti aerei e dei mitragliamenti
a bassa quota degli Spitfire.
A Roma sosta
di alcuni giomi presso la caserma
"Graziosi Lane". Un capitano dei
granatieri, Alberto Marchesi, diede modo
al comandante Bardelli di completare
l'equipaggiamento e l'armamento del
battaglione attingendo ai magazzini
della caserma "Ferdinando di Savoia'.
IL "BARBARIGO"
AL FRONTE
Il
28 gennaio il
"Barbarigo" arrivò al fronte
mentre era in corso la seconda
controffensiva, venne destinato al
settore sud, tenuto dalla 715a divisione
tedesca di fanteria, che aveva
partecipato alle due controffensive di
Aprilia e di
Cisterna
subendo ingenti perdite. Il Comando
della divisione credette di poter
impiegare i marò come complementi da
aggregare alle compagnie. Bardelli
ottenne invece, dopo una lunga
discussione con i tedeschi, che il
battaglione avesse il suo tratto di
fronte.
Fu schierato
sul tratto alto del Canale Mussolini, il
fosso del Gorgolicino e la Strada
Lunga,.
All'alba del
23 maggio gli angloamericani attaccarono
dalla testa di ponte di Anzio in
direzione di Cisterna, impiegando tre
divisioni per tagliare la strada statale
Casilina, principale via di ritirata
della 10a Armata tedesca.
Il 24 maggio
il battaglione "Barbarigo" e il Gruppo
d'artiglieria "San Giorgio" ricevettero
l'ordine di ritirarsi. Per gli atti di
valore compiuti sul fronte di Nettuno
gli fu concessa la Medaglia d'Oro.
Il 31 maggio
il "Barbarigo" giunse a Roma e si radunò
nella caserma di Maridist, in Piazza
Randaccio.
La mattina del
5 giugno i resti del "Barbarigo" si
inquadrarono e, divisi in piccoli
gruppi, marciarono in direzione di La
Spezia.
IL "BARBARIGO"
IN PIEMONTE
Nel giugno
1944 la "Decima" concentrò i suoi
battaglioni nell'alto Piemonte. Il "Barbarigo"
fu il primo reparto a giungere nella
regione, si sistemò nella zona del lago
di Viverone e successivamente fu
trasferito a Pont Canavese.
Nel pomeriggio
dell'8 luglio, a Ozegna, una frazione a
sud di Courgné (Torino), giunse nella
piazza del paese un reparto motorizzato
della Decima Mas, al comando del
capitano di corvetta Umberto Bardelli.
Si trattava di una quarantina di marò
del battaglione "Barbarigo" reduci dal
fronte di Nettuno.
Nel paese
operava una banda partigiana comandata
da Piero Urati detto "Piero Piero".
Bardelli aveva saputo che i partigiani
erano disposti a uno scambio di
prigionieri e per questo motivo si era
recato a Ozegna per iniziare le
trattative. Gli uomini del "Barbarigo"
scesero dagli automezzi e attesero
l'arrivo dei partigiani. Bardelli, per
dimostrare il carattere pacifico della
sua missione, ordinò ai suoi uomini di
estrarre i caricatori dai mitra;
anch'egli si tolse la pistola dalla
fondina e la gettò a terra.
Il comandante
Bardelli e i suoi ufficiali cominciarono
a discutere con i rappresentanti della
banda partigiana giunti nella piazza.
L'atmosfera era apparentemente distesa e
nulla lasciava presagire quanto sarebbe
avvenuto nel volgere di qualche minuto.
Il dialogo si svolse con toni pacati da
entrambe le parti.
Mentre i capi
partigiani trattavano con gli ufficiali
della "Decima", circa duecento uomini
della formazione di "Piero
Piero" circondavano la piazza
appostandosi nelle strade adiacenti.
Quando la manovra di accerchiamento fu
conclusa, i capi partigiani con un
pretesto chiesero di allontanarsi dalla
piazza con l'impegno di ritornare con i
prigionieri fascisti da loro detenuti.
Da parte sua, il comandante Bardelli
promise sul suo onore di liberare, non
appena rientrato a Ivrea, un uguale
numero di partigiani. Dopo pochi minuti,
mentre Bardelli e i suoi uomini
attendevano il ritorno dei partigiani,
nella piazza si abbatte sugli ignari
marò una tempesta di fuoco.
Nonostante un
tentativo di resistenza organizzato da
Bardelli, i partigiani ebbero il
sopravvento sugli uomini della "Decima".
Il comandante Bardelli fu uno dei primi
a cadere fulminato.
L'imboscata
tesa dai partigiani costò ai marò altri
nove morti e numerosi feriti. Alla salma
di Bardelli i partigiani strapparono due
denti d'oro e gli altri marò uccisi
vennero rinvenuti lordati di letame.
Nei primi
giorni dell'ottobre 1944, il "Barbarigo"
mosse all'attacco dei partigiani
attestati nella zona di Rimordono
(Torino). I marò sbaragliarono le
formazioni avversarie, costringendo le
bande a riparare in territorio francese.
SUL FRONTE
ORIENTALE
Il 25 ottobre
il battaglione lasciò Pont Canavese per
il fronte orientale. Il 29 giunse a
Vittorio Veneto.