La Provincia grande.
Sentinella d'Italia.
Foglio d'Ordini settimanale della Federazione dei Fasci di
Combattimento. Cuneo
Anno II, numero 33, 14 agosto 1942, XX E. F.
di Giorgio Bocca
"Sono i "Protocolli
dei Savi di Sion" un documento dell'internazionale ebraica
contenente i piani attraverso a cui il popolo Ebreo intende giungere
al dominio del mondo. La logica costruzione del testo trae ragione e
causa da un esame critico e profondo della realtà del mondo e della
natura umana.
Non vi sono perciò ragionamenti aprioristici ed astratti, ma solo
studio, critica, deduzione e, come ultimo risultato, la
proposizione. Il povero "gojm" o "gentile" così il testo chiama i
non Ebrei, leggendo quei "Protocolli" rimane al tempo stesso stupito
ed atterrito. Anche se è in grado di sceverare da ciò che ha
effettivo valore tutto quello che può essere enfasi ieratica o
presunzione propria di chi si crede prediletto da Dio, il lettore
ariano rimane impressionato dinanzi ad un opera così macchinosa e
gigantesca, così ammalata di criminalità con tanta tenacia e
spaventosa perseveranza condotta attraverso ai secoli da esseri che
si sono sempre tenuti nell'ombra ed al riparo di propizi paraventi.
Il testo, dopo aver enunciato il principio che diritto è uguale a
forza, descrive i mezzi ed indica i risultati a cui il popolo Ebreo
è già arrivato e quali mete dovrà ancora raggiungere per possedere
il monopolio della forza, cioè del diritto, cioè del dominio del
mondo. In questo intento il popolo eletto, sparsosi per volontà di
Dio in tutte le parti del mondo, ha lottato e lavorato per
allontanare i "gentili" sempre più da una visione realistica della
vita, per gettarli in braccia all'utopia, per indebolire la forza
dei loro governi e per carpire nel frattempo le loro sostanze per
mezzo della speculazione.
Lungo tempo è durata la preparazione consistente nella formazione di
un reticolo capillare, unito negli intenti e potente nella finanza;
quindi ha avuto inizio l'opera di dissolvimento. I primi ostacoli da
abbattere erano le due forze dell'aristocrazia e del clero. Gli
ebrei preparano la rivoluzione francese; l'aristocrazia cade nelle
loro mani per mezzo del denaro, il clero viene combattuto e
discreditato per mezzo della critica e della stampa. Il malgoverno
da essi prodotto stanca e disgusta il popolo. Gli ebrei lanciano
allora il grido: Libertà, eguaglianza, fratellanza". La massa illusa
e piena di speranza abbatte le solide istituzioni e prepara il campo
a quelle forme di governo liberali e democratiche in cui gli Ebrei,
padroni dell'oro, divengono i dominatori. Dice il testo: "Abbiamo
trasformato i loro governi in arene dove si combattono le guerre di
partito" e più oltre "l'abuso di potere da parte dei singoli farà
crollare tutte le istituzioni". Un gran passo è già stato fatto, ma
altre forze sono ancora da abbattere: la famiglia e la religione.
Menti ebraiche preparano allora e confezionano per i veramente
ingenui "gentili" un'altra più affascinante utopia: il
collettivismo. Cervelli ebraici dirigono la rivoluzione bolscevica,
banchieri ebraici la finanziano. Dice il testo: "Lasceremo che
cavalchino il corsiero delle vane speranze di poter distruggere
l'individualità umana".
Quando non esisteranno più nerbi di forza che si possano opporre,
quando i popoli saranno esasperati dal fallimento di queste teorie e
delle forme di governo che ne sono la conseguenza, allora, con la
forza del denaro, gli ebrei imporranno la loro autocrazia, solida,
forte e decisa, unita nella persona del monarca del sangue di
Davide, imperniata sulla divisione gerarchica delle caste. Non tutti
i "gentili" - per sfortuna degli ebrei - sono stati però degli
"ingenui" o "zucche vuote" come essi amano chiamarli. Anche essi, o
almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile
forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo tremendo
deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento,
quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della
parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo
costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una
rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion,
nel sentire dei non ebrei dire che il Comunismo è un utopia
irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni
meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una
minoranza di dirigenti (ebrei). L'odio di chi vede svelati i suoi
piani è enorme, l'odio di chi vede rovinati i propri piani è
tremendo.
Questo odio degli ebrei contro il Fascismo è la causa prima della
guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza,
infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in
realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o
non fascista può sorridere l'idea di dovere in un tempo non lontano
essere lo schiavo degli ebrei? E' certo una buona arma di propaganda
presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari
strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli
come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con
qualunque mezzo, al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se
ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa
guerra, intesa come una ribellione dell'Europa ariana al tentativo
ebraico di porla in stato di schiavitù." |