La
pistolamitragliatrice TZ45
La TZ45 è una pistola
mitragliatrice calibro 9 Parabellum costruita in Italia verso la fine della
seconda guerra mondiale. Deriva il suo nome dalle iniziali dei due
progettisti Tonon e Zorzoli, che disegnarono quest'arma nel corso del 1944
in collaborazione con la fabbrica d'armi Armaguerra Cremona. A causa
dell'incombenza della guerra, la produzione dell'arma non avvenne però
presso lo stabilimento di Cremona, ma fu dislocata presso la ditta "fratelli
Giandoso" di Brescia.
Iniziata nelle ultime
settimane del 1944. l'intera produzione dell’arma fu assorbita dalle forze
armate della Repubblica Sociale Italiana, mentre la sua distribuzione fu
disposta inizialmente ai soli corpi speciali (come, ad esempio, la Decima
MAS) ma fu poi generalizzata a tutte le unità combattenti, in particolare a
quelle impegnate nella lotta antipartigiana. E' possibile che alcuni
esemplari di quest'arma siano stati impiegati dai cobelligeranti tedeschi
nel territorio della R.S.I. Si stima che di quest'arma siano stati costruiti
circa 6000 pezzi, assemblati e distribuiti fino agli ultimi giorni della
guerra. All’inizio degli anni ’50, una variante modificata della TZ45 fu
rimessa in produzione su commessa del governo della Birmania, che ne
intraprese poi la produzione su licenza in loco, col nome di BA-52. Questa
variante rimase in dotazione piuttosto a lungo presso le forze armate
locali.
Come
funziona.
Il funzionamento si
basa secondo il diffusissimo sistema di chiusura labile a massa battente e
che si predispone al fuoco ad otturatore aperto. Stando a quanto riportato
da alcune pubblicazioni e se la si paragona con le altre realizzazioni
contemporanee, la TZ45 non é certo il massimo della sua categoria, ma se si
considera il periodo storico, le necessità e le condizioni produttive questa
arma é tutt’altro che mal concepita, anzi, sotto certi aspetti é piuttosto
ben fatta. Inoltre questa arma utilizza gli stessi caricatori del MAB, una
soluzione decisamente pratica che risolve un problema logistico di non poco
conto per gli utilizzatori della sua epoca.
La struttura principale della TZ45 é interamente
d’acciaio ed é composta da una parte superiore tubolare sotto alla quale si
trovano, nella parte anteriore il bocchettone del caricatore, saldato per
“puntatura” elettrica e nella parte posteriore una struttura trapezoidale
che contiene il sistema di scatto ed il selettore di tiro e da cui si
protendono il grilletto, con relativo ponticello e l’impugnatura a pistola.
La parte tubolare superiore e la parte trapezoidale inferiore sono vincolare
tra di loro tramite un perno, situato nella zona anteriore della struttura
trapezoidale, che permette il basculamento di quest’ultima durante lo
smontaggio ordinario dell’arma.
Infine vi sono il calcio retrattile e la canna. Il calcio é formato da un
tondino d’acciaio piegato ad “U” con l’estremità sagomata in modo tale da
potersi appoggiare alla spalla e, quando richiuso, aderire alla parte
posteriore dell’impugnatura. All’estremità vi è inoltre saldata una piattina
che riprende le forme del calcio e che consente un appoggio più
confortevole.
La canna é inserita quasi interamente in un
manicotto dotato di ampie aperture per migliorarne il raffreddamento. Sia la
canna, sia il manicotto sono avvitati al fusto e bloccati saldamente da una
spessa ghiera.
La TZ45 misura complessivamente 84 cm., che si riducono a 54 cm. con il
calcio retratto.
Esaminando più accuratamente l’arma, partendo dalla
canna si notano immediatamente le due camere di compensazione di cui é
dotata e dietro di esse il grosso mirino piramidale. Più indietro, sotto al
manicotto, si trova saldata una piattina con due fori ai lati. Qui vengono
alloggiate le estremità del tondino che forma il calcio della TZ45 quando
viene chiuso in posizione di riposo. Al centro dell’arma si trovano poi
l’otturatore e la leva del sistema di sicurezza dell’arma.
Quest’ultimo, situato immediatamente dietro al bocchettone del caricatore è
concepito in modo assai semplice e funzionale ed é formato da una leva ad
“L” che segue le forme dell’arma. Questa leva appare larga e zigrinata sul
lato dietro al bocchettone, mentre é più sottile nel lato sotto al fusto,
sulla cui punta si trova un perno cilindrico che si inserisce all’interno
del fusto stesso.
Questo perno non impedisce l’arretramento
dell’otturatore, ma ne impedisce il suo avanzamento, bloccandolo dopo pochi
millimetri di corsa in modo da evitare eventuali spari accidentali dovuti
allo sganciamento dell’otturatore della leva di scatto. Una molla posta tra
il bocchettone e la leva di sicurezza fa si che questa sia sempre inserita.
Il suo disinserimento è possibile solo impugnando saldamente il bocchettone
del caricatore, che assume così la funzione di impugnatura anteriore.
Tra il bocchettone e la leva della sicura spunta la leva di sgancio del
caricatore, la cui robusta molla e le giuste dimensioni, prive di giochi,
del bocchettone garantiscono un posizionamento del caricatore sicuro e
corretto.
Passiamo ora all’otturatore. Questo é simile se non
uguale a quello del più noto MAB (non avendone uno a disposizione da
comparare non posso dire di più n.d.a.) ed é visibile tramite l’ampia
finestra di espulsione, ricavata nella parte superiore del fusto. Il
percussore é fisso e l’unghia estrattrice è posta nella parte superiore
dell’otturatore.
Considerando che l’espulsore é fissato all’interno
della parte inferiore fusto, appare chiaro che l’espulsione dei bossoli
avverrà verso l’alto. La leva di apertura dell’otturatore invece non é
direttamente fissata ad esso, ma è fissata su di una piattina parapolvere
che scorre all’interno del fusto tra la sua parete e l’otturatore. In questo
modo la leva aggancia l’otturatore solo durante il suo arretramento, per poi
ritornare in posizione di chiusura, rimanendoci, dopo il primo sparo.
Volendo vi può essere riportata anche manualmente, in modo da evitare
l’intromissione di corpi estranei pur mantenendo l’arma pronta la fuoco). Se
i progettisti avessero davvero lavorato in economia questo particolare di
certo non esisterebbe, ma la sua presenza conferma invece una certa cura
nella sua progettazione. Continuando nella descrizione dei particolari,
dietro all’otturatore si trova la diottra e sinceramente questa é la
particolarità più povera dell’arma. La diottra é formata da un semplice
anello di ferro inserito ad incastro sul fusto, senza possibilità di
regolazione e destinata a danneggiarsi irrimediabilmente in caso di urti o
cadute dell’arma.
Sotto alla diottra, nella zona trapezoidale del
fusto si nota subito il perno che permette il basculamento di tutta questa
sezione e poco sotto si trova il pulsante a cursore che costituisce
selettore di tiro. Sulle due teste di esso vi sono incise le lettere “I”
(Intermittenza) e “R” (Raffica) e la pressione da una parte o dall’altra
determina il tipo di tiro che si può effettuare.
In corrispondenza del selettore inizia il ponticello del grilletto, formato
da una lamina d’acciaio. Al suo interno si trova un grilletto di generose
dimensioni, ricavato da una lamiera scatolata e fissata con un rivetto al
meccanismo di scatto. Il ponticello termina contro
all’impugnatura, che è
quasi interamente avvolta da un blocchetto di legno sagomato e zigrinato sui
lati.
Nella zona superiore di questa sezione trapezoidale si trovano, su ciascun
lato, le guide in cui scorre il calciolo retrattile. Ogni guida é dotata di
una linguetta a molla che serve per bloccare il calciolo in apertura. In
ultimo abbiamo il tappo di smontaggio dell’otturatore e della sua molla.
Questo é situato all’estremità posteriore del fusto ed é dotato, nel suo
bordo inferiore, di un pulsante che premendolo libera un dente della
suddetta sezione trapezoidale permettendone così il basculamento. Dopodiché
si può svitare il tappo facendo attenzione a contenere la molla
dell’otturatore che, essendo già inparte compressa, tenderà a distendersi
con una certa energia. Sia su questo esemplare, sia sull’altro che ho a
disposizione non vi sono scritte, marchi o punzoni di nessun genere, ma vi è
invece una cinghia di trasporto di tela verde, presumibilmente originale.
La
prova a fuoco.
Per la prova a fuoco ho utilizzato i due tipi di
cartucce 9 mm. Parabellum che avevo a disposizione, entrambe della ditta
Fiocchi. La prima é una cartuccia di tipo militare a norma NATO/STANAG, con
palla FMJ da 124 grani, la seconda é invece una cartuccia da esercitazione a
corta gittata, con palla frangibile da 89 grani.
Al termine di un controllo generale dell’arma e dopo aver dato una veloce
lubrificata all’otturatore(erano solo 60 anni che non sparava!), ho
inserito un caricatore con una cartuccia 9 mm. NATO per una prova
preliminare.
Una volta posizionato il selettore su “intermittenza” ed afferrato
saldamente il bocchettone del caricatore in modo da disinserire la leva
della sicura, ho arretrato l’otturatore sino a bloccarlo in apertura. Una
lieve pressione sul grilletto (lo scatto deve essere dell’ordine di poco più
di un paio di kg.) ed il colpo viene esploso con un secco sussulto
dell’arma. Dato che per precauzione ho sparato del fianco contro un
bersaglio posto a soli 10 metri, la prima sensazione che ho provato é che
l’arma spara con un rinculo decisamente
sopportabile e con un rilevamento contenuto entro
margini ragionevoli. Queste sensazioni iniziali sono state poi confermate
dai colpi sparati successivamente con le medesime cartucce, sia da
intermittenza, sia a raffica anche a distanze superiori. La TZ45 é
particolarmente stabile e facilmente gestibile, più del Beretta M12/s che
uso abitualmente.
Sicuramente la stabilità della TZ45 é riconducibile
a vari fattori: un otturatore più leggero, la canna compensata e
l’espulsione pressoché verticale dei bossoli a cui fa contrasto la forza
impressa del braccio che afferra il bocchettone e la leva della sicura.
Quindi un giudizio tutto sommato positivo con l’unico neo da attribuire ai
soli organi di mira, le cui caratteristiche non permettono di sfruttare la
precisione dell’arma oltre una quarantina di metri.
D’altronde le pistole mitragliatrici nascono per il
combattimento ravvicinato ed é sicuramente a ciò che si sono ispirati gli
ideatori sessantadue anni or sono. Negativa é stata invece la prova con le
munizioni a palla frangibile, ma la colpa non é della TZ45, ma delle
cartucce che, come ci aspettavamo per varie altre esperienze, si sono
rivelate inadatte all’impiego con le pistole mitragliatrici.
Con queste cartucce dalla blanda energia ho sparato alcuni singoli colpi e
subito si é verificato quanto mi aspettavo. L’otturatore non si aggancia
alla leva di scatto ma si blocca per attrito sopra di essa, impedendo così
il riaggancio del grilletto che si muove a vuoto. Per esplodere il colpo
successivo bisognava arretrare e riagganciare manualmente l’otturatore.
Questo aspetto conferma che anche lo studio della chiusura labile della TZ45
é tutt’altro che avventato, infatti l’arma nasce per utilizzare le cartucce
9 Parabellum belliche che erano un pò più potenti rispetto a quelle attuali.
(Il testo e parte delle foto sono di Francesco
Zanardi)
Caratteristiche tecniche:
Calibro:
9 mm
Munizioni: 9 M38 Fiocchi, 9 mm Parabellum
Azionamento: chiusura a massa, con
selettore di tiro
Cadenza di tiro: 650 colpi
al minuto in full auto
Velocità alla volata: 380 m/s
Gittata utile: 150 m
Peso (scarico): 3,260 Kg, senza
caricatore
Lunghezza: 845 mm con calcio esteso,
546 mm con calcio ribaltato
Lunghezza canna: 215 mm
Alimentazione: caricatore da 10, 20, 30 o
40 colpi come Mab 38
Congegni di mira: fisse, con
diottra di mira e mirino a palo |
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Curiosità
La TZ45 fu la prima pistola mitragliatrice ad essere dotata di una sicura
inerziale all'impugnatura, fu un’innovazione importante che ispirò numerosi
modelli successivi, a partire dalla danese Madsen M50.
Un esemplare di quest'arma, come lo fu la FNAB-43, fu utilizzata dalle
Brigate Rosse nel 1978 per compiere il massacro della scorta di Aldo Moro in
via Fani a Roma. Verosimilmente, si trattava di armi di preda bellica,
occultati da partigiani in qualche deposito clandestino nel nord Italia.
Partigiano, Legionaro
e Milite con il TZ45
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