Moschetto Automatico Beretta
mod.
38
Il MAB, una delle poche armi italiane della Seconda
Guerra Mondiale che tutti gli altri eserciti ci invidiavano.
Il Moschetto
Automatico Beretta Mod. 1938, fu ideato e disegnato da Tullio Marengoni ed
entrò in produzione nel 1938. Servì sotto l'Italia fascista e la R.S.I nella
seconda guerra mondiale, oltre che venir usato dalle formazioni partigiane.
Il design originale lo si deve, come già detto, a Tullio Marengoni, che
sviluppò il primo prototipo nel 1935. L'arma derivava dal Beretta Mod. 18,
una pistola mitragliatrice in dotazione agli Arditi.
Il primo modello aveva uno strano copricanna ondulato in alluminio con
funzione raffreddante. Questo modello presentava già da subito una
caratteristica distintiva: il selettore di fuoco a doppio grilletto.
L'espulsione dei bossoli avveniva verso l'alto.
Un successivo
prototipo aveva il copricanna con ampi fori rettangolari e una baionetta a
bacchetta incorporata mutuata dal Carcano Mod. 91.
Nel giugno 1938
venne approvato dall’Ispettorato di Artiglieria del regio Esercito, la
produzione in serie cominciò nell’ottobre 1938 con 500 armi per la Polizia
dell’Africa Italiana (P.A.I.) dotate di baionetta pieghevole, poi anche per
il Corpo Agenti di Pubblica Sicurezza ed alcuni reparti della Milizia.
Per
l’esercito italiano venne scelto il modello senza baionetta, adottato
ufficialmente nel 1941 e gradatamente distribuito, a partire dal 1942, agli
ufficiali inferiori, ai paracadutisti, ad altri reparti speciali (per
esempio, il battaglione Alpini Cervino in Russia), alle scorte ai treni,
agli equipaggi dei mezzi corazzati, ma sempre con il contagocce (risultò,
dopo l’armistizio, che i depositi ne erano pieni).
Esteticamente la canna
era pressoché inconfondibile, con soppressore di fiammata e copricanna
forato. Il corpo era interamente in legno e non era più presente la
baionetta, a differenza dei primi prototipi.
Nel 1942, venne
prodotto una successiva versione, il Mod. 38/42. La carabina presentava una
canna pesante senza copricanna più corta. Il modello aveva caricatori da 20
o 40 colpi e il ratio di fuoco calava leggermente a 550 colpi al minuto.
Alcune parti vennero semplificate e adattate alla produzione di massa.
Questa versione venne adottata anche dai tedeschi sotto la denominazione di
MP.738.
L’IMPIEGO NELLA GUERRACIVILE
Il Moschetto automatico
Beretta risultò arma affidabile, di semplice
funzionamento, buona precisione soprattutto nel tiro semiautomatico mirato,
di ottima fattura. Essa fu rapidamente battezzata “ mitra” e come tale è
conosciuta . La dimostrazione della sua efficienza sta, come si è detto, nel
fatto che anche i Tedeschi chiesero che la sua produzione continuasse dopo
l’armistizio.
Ne furono entusiasti i nostri reparti che poterono impiegarlo
(Paracadutisti, Alpini, Assaltatori ecc.) ma la scarsa distribuzione negli
anni di guerra non poté determinare conseguenze pratiche favorevoli di
rilievo.
Durante la guerra civile 1943- 1945 venne largamente impiegato, come pure si
è già detto, sia dai reparti della repubblica Sociale che dai partigiani
fino a diventare vero e proprio simbolo militare della guerra civile stessa:
i partigiani, in particolare, disprezzavano i vari modelli del fucile 1891
considerato un simbolo del regio esercito e ciò determinò la reazione degli
stessi comandi partigiani (che sapevano bene che fra un uomo armato di mitra
ed uno di fucile posti a 300 metri l’uno dall’altro, la sorte del primo era
segnata in favore del secondo) tanto che ,per fare un esempio, su “ Il
Combattente” (giornale partigiano) del 16 ottobre 1944 si deplorava il
”sovrano disprezzo per il moschetto ed il fucile ed una specie di idolatria
per il mitra” e pure ricordando che il mitra era certamente arma ideale per
le imboscate ed il tiro ravvicinato oltre i 100 metri, ribadiva che “In
montagna valgono di più i buoni tiratori col moschetto o meglio ancora con
un buon vecchio fucile 91 o un Maser tedesco, rendendo applicabile la regola
“per ogni nemico una pallottola, per ogni pallottola un nemico”.
LA TECNICA ED
ILFUNZIONAMENTO
Il Moschetto Automatico Beretta è un’arma a canna fissa, chiusura a massa
data dall’otturatore rinculante in seguito alla deflagrazione della carica
della cartuccia, quindi con sistema ad utilizzazione diretta della forza di
rinculo, raffreddamento ad aria favorito dall’opportuno ispessimento della
canna, ( dotata nel modello 38 /A di copricanna traforato ) volata con
rompifiamma avente la funzione anche di ridurre l’impen-namento dell’arma.
L’arma era pronta per fare fuoco , con otturatore aperto, tirando indietro
l’apposto pomo di armamento ciò che determinava la compressione della molla
di recupero fino all’arresto dell’ottu-ratore in posizione di aperto da
parte del dente di scatto del blocco di scatto contrastante con il dente di
arresto, caricatore inserito, sicura tolta: la pressione sul grilletto
liberava l’otturatore dal meccanismo di sparo, abbassandosi il blocco di
scatto che si svincolava dal dente di arresto, spingendolo in avanti fio a
sfilare dal caricatore una cartuccia, spingerla nella camera di cartuccia
determinare lo sparo con la percussione della capsula: lo scoppio della
carica obbligava l’otturatore a retrocedere, sfilando con l’estrattore il
bossolo della culatta ed espellendolo dalla finestra di espulsione. La massa
dell’ottu-ratore, la resistenza della molla, l’attrito del bossolo sulle
pareti della canna erano tali che il movimento effettivo del rinculo
iniziava solo quando la pallottola era uscita dalla canna, ciò che
determinava la buona precisione del tiro a colpo singolo.
Se era stato premuto il
grilletto per il tiro semiautomatico (a colpo singolo) l’otturatore restava
agganciato al termine della sua retrocessione dopo lo sparo: premendo di
nuovo il grilletto il ciclo ricominciava, se invece si premeva il grilletto
per il tiro automatico (quello più vicino al tiratore) l’otturatore restava
libero di scorrere vanti e indietro e si aveva il tiro a raffica più o meno
breve a seconda della pressione sul grilletto costante o a tratti: grazia al
suo alzo graduato, fino a 500 metri, l’arma poteva eseguire il tiro mirato,
utile fino a circa 300 metri, il tiro a raffica era utile fino a 100-150
metri, al celerità di tiro pratica era di circa 100-120 colpi al minuto,
quella teorica di circa 600. La velocità iniziale della pallottola era di
circa 450 metri al secondo (430 nel 38/ 42).
Calibro: 9 mm Parabellum
Funzionamento: blow back, semiautomatico o a "raffica"
Caricatore: 40 colpi o 20 colpi
Peso, con caricatore vuoto: Kg. 4,200 ca.
Lunghezza totale: cm. 95
Lunghezza canna: cm. 32
Rigatura: 6 righe destrorse
Organi di mira: mirino a lama; tacca di mira a V
Velocità iniziale alla bocca: 400 m/sec. ca.
Cadenza di tiro: 600 colpi/min. ca.
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